La digitalizzazione, la robotica, l’intelligenza artificiale sono parti integranti delle strategie di servizio di molte imprese e, certamente, di quelle bancarie. BNL è intensamente dentro questi processi. Come in tutte le fasi di cambiamento, il lavoro e la società nel suo complesso si trovano a fronteggiare rischi ma anche grandi opportunità. Un ruolo essenziale lo giocano il dialogo e la partecipazione delle Parti Sociali, al fine di garantire una transizione che conduca ad un aumento del benessere sociale significativo ed equamente distribuito.

In questo ambito, l’evoluzione delle tecnologie e il conseguente cambiamento dei contesti sociali stanno impattando in maniera decisa sui nostri stili di vita, ridefinendo equilibri, scale di priorità e bisogni primari di ognuno di noi. Siamo in un’epoca in cui ogni aspetto della nostra quotidianità si sta informatizzando e l’ambiente intorno a noi crea infinite opportunità. Tutto ciò ha effetti, inevitabilmente, anche sulla nostra sfera professionale e su come le aziende devono gestire le persone. Per cavalcare questo cambiamento e adattarsi al contesto competitivo, le aziende si stanno trasformando in organizzazioni sempre più agili e flessibili.

Il Gruppo BNP Paribas e BNL sono da tempo molto impegnati in questo processo di innovazione e mutamento tecnologico che potrà offrire ai clienti minori costi e servizi migliori e più efficaci. La digitalizzazione dei processi e dei servizi, la robotica e l’intelligenza artificiale, il cambiamento dei comportamenti della clientela, la modifica strutturale dell’arena competitiva abilitata dall’innovazione/rivoluzione tecnologica nonché dalla specializzazione dei modelli di business e le nuove normative europee, sono motori di innovazione sostanziale e aprono spazi di intervento verso l’adozione di modelli organizzativi flessibili e facilmente modificabili sulla base delle esigenze che di volta in volta si presenteranno.

Tutto questo processo è stato sicuramente accelerato dalla crisi pandemica che stiamo affrontando e, tra gli impatti al momento più evidenti, c’è la destrutturazione della nozione tradizionale di spazio e di tempo di lavoro, con le conseguenti implicazioni sulla disciplina degli orari lavorativi. Quest’ultima, in particolare, probabilmente non potrà più essere affidata alle regole tradizionali, coerenti con una fisionomia stanziale e con una netta distinzione tra tempi di lavoro e tempi destinati alla vita privata e al riposo.

Indipendentemente dal momento attuale, queste tematiche hanno costituito, negli ultimi anni e in tutte le più grandi aziende/gruppi del nostro Settore, oggetto di confronto con le Organizzazioni Sindacali, anche in una logica di welfare, per individuare soluzioni che avessero il giusto grado di flessibilità e di adattabilità di fronte ai processi evolutivi dell’organizzazione del lavoro.

Questo approccio deve porre al centro dell'organizzazione la persona, facendo convergere gli obiettivi personali e professionali con quelli aziendali, in un unico modus operandi che garantisca una maggiore produttività. Affinché ciò possa verificarsi è, tuttavia, necessario rivedere gli ambienti di lavoro e renderli più "vivibili", dare l'opportunità di lavorare al di fuori dell'ufficio, garantire “device” portatili, tecnologie digitali e software collaborativi e facili da utilizzare, snellire e adattare i processi, investire nello sviluppo di capacità digitali e, soprattutto, creare una cultura pronta all’innovazione.

Per questo in BNL il flexible working è stato da subito parte di una più ampia strategia definita smart bank. Questa strategia è composta di 3 fattori abilitanti: smart space, per essere più flessibili grazie ai nuovi spazi; smart working, per utilizzare al meglio il proprio tempo, ed essere più autonomi e responsabili nella propria attività; smart tech, per sfruttare a pieno le opportunità offerte dalla trasformazione digitale.

BNL si è mossa con decisione su questa strada: in particolare, nell’ambito della smart bank, il flexible working, oltre ad essere uno strumento di flessibilità per Azienda e lavoratori, ha consentito di porre un ulteriore tassello nella politica di attenzione alla conciliazione vita-lavoro (oltre che più in generale al welfare aziendale) adottata in BNL e nel Gruppo BNP Paribas.

In BNL il flexible working è stato attivato nel 2015, in collaborazione con il Politecnico di Milano, su un campione di 400 persone. Oggi, a 5 anni di distanza e in piena pandemia, possiamo dire che sostanzialmente tutta la popolazione aziendale è stata abilitata a questa tipologia, seppure in misura e con modalità diverse. Proprio nell’attuale emergenza epidemiologica il lavoro agile ha conquistato il centro della scena: si stima infatti che 8 milioni di lavoratori in Italia lo utilizzino e aziende che non l’avevano mai sperimentato l’hanno reso fruibile per quasi la totalità del loro personale in pochi giorni.  

In generale, molto del futuro del flexible lo capiremo al termine della situazione attuale, quando si vedrà come e in che misura le numerose imprese che hanno introdotto l’utilizzo di questo strumento lo confermeranno. Perché è chiaro che l’emergenza ha imposto scelte di carattere eccezionale e con esse anche di accettare i rischi che queste comportano. Con il ritorno alla normalità la scelta diventerà però di natura puramente economica e organizzativa.

In ogni caso, a prescindere dall’attuale situazione, BNL crede moltissimo nel flexible working, tanto che, come accennato, ne ha fatto un ambito di una più complessiva strategia denominata smart bank. Il lavoro flessibile infatti, oltre ad aumentare la competitività grazie al maggior uso della tecnologia, migliora la produttività e il benessere dei lavoratori, che hanno la possibilità di organizzare meglio il proprio tempo e di bilanciare lavoro e vita personale.

Questi miglioramenti sono stati riscontrati, oltreché nei risultati, anche nelle “survey” che periodicamente vengono somministrate al personale coinvolto – con le quali si misura l’effetto del lavoro flessibile sulla produttività e sul benessere dei lavoratori, nonché il bilanciamento vita-lavoro – dalle quali si evince una grande soddisfazione delle persone, la riduzione dello stress e un aumento della produttività percepita, sia dai lavoratori stessi che dai loro responsabili. Inoltre ricerche recenti hanno evidenziato come, grazie al lavoro flessibile, gli uomini abbiano dedicato più tempo alle cure familiari e questo probabilmente è un fattore che indubbiamente potrà avere ripercussioni importanti anche in ambito lavorativo contribuendo a ridurre le differenze di genere.

Riguardo alle prospettive dello smart working, si evidenzia infine come ci sia allo stato attuale una discussione in corso orientata ad individuare maggiori tutele rispetto alle esperienze di questi mesi. In realtà, sono queste stesse modalità di lavoro a dover essere oggetto di riconsiderazione se si vuole promuovere occupazione sostenibile nella faticosa ripresa. Abbiamo impropriamente ricondotto al lavoro agile il repentino confinamento nelle mura domestiche di molti lavoratori, a causa della crisi pandemica. Il lavoro agile dovrebbe caratterizzarsi per il passaggio dall’orario agli obiettivi (e quindi ai risultati) quale misura della prestazione. Questo significa che dovremo riuscire a collocare il lavoro in nuovi modelli organizzativi di impresa, non più gerarchici ma orizzontali.

Cosa ci riserva il futuro? Mai come in questo momento risulta difficile rispondere a questa domanda. Ci stiamo addentrando in ambiti sconosciuti e solo nei prossimi anni avremo più chiare le dinamiche che sono state prodotte. Guardandoci indietro, però, non possiamo non evidenziare la grande capacità di adattamento dimostrata per affrontare le problematiche della pandemia che di fatto hanno accelerato quindi un processo di digitalizzazione inevitabile che si sarebbe comunque sviluppato, anche se forse con tempi diversi.

Abbiamo dimostrato come Paese che volere è potere e che tutti i vincoli burocratici e normativi, oltre che tecnologici, che ci caratterizzano posso essere superati facilmente – anche perché si sono dimostrati spesso non così necessari – laddove ci sia la voglia di farlo e la capacità di trovare soluzioni alternative.