Come superare il divario infrastrutturale che ancora allontana il meridione dal resto del paese? In che modo ridare ossigeno e fiducia al sistema delle imprese? E ancora, come rilanciare lo sviluppo e la legalità nelle zone a maggiore infiltrazione camorristica e mafiosa? A tutte queste annose domande cerca di rispondere la Fillea Cgil con uno studio presentato oggi a Roma, e con un convegno che si terrà a Lamezia Terme il 23 e 24 ottobre prossimi. Per il sindacato le infrastrutture sono l’unico trampolino di lancio possibile per il Sud Italia.

Ultimi in Europa. Il rapporto presentato oggi dal segretario generale della Fillea Walter Schiavella, alla presenza del segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani, prende le mosse dall’attuale situazione delle infrastrutture in Italia, paragonandola a quella delle maggiori nazioni europee. Il nostro paese ne esce piuttosto malconcio, e spesso i dati risultano addirittura eclatanti. E’ il caso di quelli relativi allo sviluppo della rete ferroviaria: l’Italia è ultima in graduatoria tra i paesi europei, viaggia ad una media di 28 chilometri annui realizzati ogni 100mila abitanti, mentre la Germania arriva a 43 km, la Francia a 51 km e l’Austria addirittura a 70. Stesso discorso può essere fatto per quanto riguarda la rete autostradale, dove siamo ancora ultimi in classifica con 11,4 km annui realizzati ogni 100mila abitanti, mentre la Germania ne realizza 14.6, la Francia 16.7 e la Spagna 23.8. Anche per quanto riguarda la rete delle metropolitane delle città europee l’Italia se la passa piuttosto male: le città più “coperte” in Italia sono Milano, con 70 chilometri di rete e 9 linee, e Roma con 37 chilometri e due linee. Nulla in confronto , ad esempio, a Londra con le sue 12 linee per 408 chilometri di linee metropolitane.

Un’opportunità per il Sud.
Secondo la Fillea, dunque, la realizzazione di queste infrastrutture appare indispensabile, anche per superare il divario ancora enorme che divide il sud e il nord del paese. Le grandi opere, infatti, rappresentano per il mezzogiorno l’unica opportunità di crescita e sviluppo. Per la Fillea, però, bisogna puntare su trasparenza, legalità e qualità. In primo luogo “rinsaldando il legame tra lo Stato e le sue articolazioni, le istituzioni locali, la società civile, gli imprenditori onesti”, poi “affermando regole certe sugli appalti e sulla realizzazione delle opere”, e infine “garantendo i diritti e le tutele, la sicurezza e la dignità del lavoro”. In parole povere, c’è bisogno di strappare dalla morsa della malavita organizzata i cantieri pubblici. L’esempio portato nel rapporto è quello della Calabria, in cui “si assiste ad una nuova offensiva delle cosche mafiose nei confronti dello Stato e delle imprese che operano nei cantieri”. Sono stati più di 80 negli ultimi due anni gli attentati ai mezzi meccanici che operano nei lavori pubblici, e in uno di questi sono stati incendiati gli alloggiamenti dei lavoratori, sfiorando la tragedia. Appare dunque necessario il “potenziamento e la presenza dello Stato nel territorio, la coerenza e la trasparenza nelle procedure d’appalto oltre che una ristrutturazione del “sistema di impresa, con ciclo produttivo interno al cantiere e certezza delle forniture degli inerti”.

Promesse non mantenute. Le politiche del governo, d’altro canto, non sembrano proprio andare in questa direzione. Le tanto pubblicizzate grandi opere, infatti, sono ferme soprattutto al Sud. Alle 8 regioni meridionali era stato infatti promesso che la Legge Obiettivo varata da Tremonti nel 2001 avrebbe destinato un flusso finanziario annuo pari al 40% dell’ammontare complessivo dei finanziamenti disponibili in questo decennio. Si tratta di oltre 100 miliardi di euro. In realtà, ad oggi, per l’insieme dei progetti del sud sono destinate risorse pubbliche pari solamente al 29.94%. Al contrario, ben oltre metà dei fondi disponibili (56.61%) sono stati già impegnati alle regioni del nord. Tra l’altro, degli oltre 237 miliardi di euro totali previsti dalla legge, sono disponibili al momento solo poco più di 100 milioni, meno della metà. Stesso discorso, poi, può essere fatto per quanto riguarda il “Piano delle Opere Prioritarie” decise anche a seguito della sottoscrizione degli accordi tra il Ministro delle Infrastrutture ed i Presidenti delle Regioni. Eppure, secondo la Fillea, se le promesse fatte fossero effettivamente mantenute, il sud potrebbe finalmente spiccare il tanto agognato salto verso lo sviluppo.

Le proposte. E’ per tutti questi motivi che la Fillea ha chiesto al Governo un impegno concreto. Secondo il sindacato, innanzitutto bisogna garantire “la certezza per le risorse allocate e iscritte ai bilanci della Finanziaria 2008–2011 (peraltro già distolti dal Disegno di Legge per la Finanziaria del 2009), poi è necessario “impegnarsi sulla finanziaria per la prosecuzione dell’intero “Piano per le Opere Prioritarie” ed evitare il rischio che le opere vengano completate attraverso “fondi aggiuntivi utilizzati invece come fondi sostitutivi”. Infine – conclude la Fillea – “non è più rinviabile la questione della ripartizione dei programmi e dei finanziamenti a livello territoriale”. Bisogna dunque riattivare la “cabina di regia”, per “monitorare l’andamento degli affidamenti e le disposizioni finalizzate alle risorse finanziarie”.