“Il diritto allo studio è previsto dalla nostra carta costituzionale, ma l'aumento dei costi degli alloggi e dei libri, fa sì che molte ragazze e molti ragazzi non possano vedersi garantito questo diritto. Il numero chiuso nelle facoltà mediche e scientifiche fa il resto perché esclude molte ragazze che sognano di intraprendere questo percorso”. Così Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil, che ha partecipato oggi (20 novembre) al presidio organizzato dall’Udu davanti al ministero dell’Università e della ricerca per protestare contro il trucco del governo che, col semestre bianco, fa finta di superare il numero chiuso a medicina sostituendolo con un percorso farraginoso che alla fine esclude due studenti su tre.

Un meccanismo, rimarca la sindacalista, che “doveva essere un modo per superare il numero chiuso di alcuni corsi universitari, ma non sarà assolutamente così”, perché molte ragazze e molti che faranno il semestre “non si posizioneranno utilmente nella graduatoria e quindi rischiano di perdere anche un prezioso anno di studi”.

Una prova, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che “questo Paese non è un Paese per giovani”, mancano investimenti nel lavoro, mentre proliferano, attacca Ghiglione, “forme di sfruttamento enormi e anche la legge di bilancio che doveva dare risposta a molti di questi diritti e finanziare adeguatamente anche la sanità e i corsi di studio relativi, non ha assolutamente fatto questo”.

Al contrario, si investe “nel riarmo e in settori che non danno risposta alle reali necessità e ai bisogni dei cittadini”. Per questo la Cgil è con gli studenti dell’Udu, “perché pensa che questa sia una battaglia di civiltà e di dignità di tante ragazze e di tanti ragazzi”.

E anche, conclude la dirigente della Cgil, “per mettere fine alla fuga delle intelligenze dal nostro Paese, quelle che ogni anno vede perdere, con centinaia di migliaia di ragazzi che decidono di costruire il proprio futuro altrove”.