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Lo avevano sbandierato come il superamento del numero chiuso a medicina: ma è uno dei tanti trucchi di questo governo. Il semestre filtro, sul modello francese, in realtà farà sì che 7 studenti su 10 non potranno proseguire con gli studi di una disciplina che hanno scelto e che è fondamentale per il Paese, vista la carenza di medici nel servizio sanitario nazionale che mette in discussione un diritto sancito dalla Costituzione: il diritto alla salute così come sancito dall’articolo 32 della Carta.
Per questo motivo gli studenti dell’Udu hanno organizzato per domani (20 novembre), in occasione della prima prova del semestre filtro, un presidio davanti al ministero dell’Università e della ricerca e diverse azioni in tutte le università del Paese. Si torna a protestare, insomma, dopo la giornata di protesta sui temi generali della formazione – “Non fermerete il vento” – che si è svolta la scorsa settimana e che ha portato 20 mila studenti in tutta Italia. Al presidio partecipano anche Rete degli studenti medi e diverse categorie della Cgil.
Non solo: l’Udu si dichiara “pronta a un ricorso per tutelare gli studenti che affronteranno gli esami del semestre filtro e che intendono contestare le irregolarità del nuovo sistema”.
“Il governo – si legge in una nota – sostiene di voler ampliare l’accesso, ma i numeri parlano chiaro: con l’attuale riforma sette candidati su dieci non proseguiranno il percorso. Non è un allargamento del diritto allo studio: è l’ennesima selezione mascherata che scarica costi, ansie e incertezze sulle spalle degli studenti”.
Nelle università saranno affissi striscioni e distribuiti volantini per informazioni sulle azioni legali: “Vogliamo essere al fianco degli studenti in questo momento che deciderà sul loro futuro in tutti gli atenei del Paese”, “per ricordare alla ministra che il diritto allo studio si espande con investimenti, non con meccanismi escludenti e improvvisati. Gli studenti meritano un sistema trasparente, equo e davvero aperto, se non sarà il ministero a farlo, toccherà a noi”.
Le criticità del sistema sono tante: obblighi di frequenza diversi tra atenei, prove non uniformi, rischio di annullamenti e nuove limitazioni all’accesso.
Come funziona il semestre filtro
Del resto il meccanismo è farraginoso e impervio. Al primo trimestre, che dura dal 1° settembre al 30 novembre, l’iscrizione è libera: ma a conti fatti si tratta di un’illusione. Durante i sei mesi si seguono seguono i corsi comuni di chimica e propedeutica biochimica, fisica e biologia. Alla fine si sostengono tre esami nazionali standard, ogni prova dura 45 minuti e comprende 31 domande, tra quiz a risposta multipla e a risposta aperta Per accedere alla graduatoria nazionale è necessario superare tutti e tre gli esami con un punteggio non inferiore a 18/30 per ciascuno di essi.
Gli studenti “promossi” vengono inseriti in una graduatoria nazionale e se il punteggio è pari, prevale lo studente più giovane. Ma non basta superare la prova: solo chi rientra nei posti disponibili in graduatoria può proseguire con il secondo semestre.
Se invece l’esame non viene superato, il voto è inferiore a 18/30 o lo si è superato ma non si rientra nel numero dei posti disponibili, ci si può iscrivere a corsi di laurea con materie affini (per esempio farmacia o biologia), facendo valere i crediti formativi ottenuti. Si può anche ritentare, iscrivendosi nuovamente al semestre filtro per l'anno accademico successivo e per un massimo di tre volte.
Insomma: un percorso a ostacoli e comunque lo sbarramento rimane, è solo rimandato. L’azione di domani si affianca a quella più generale per il superamento dei numeri chiusi nazionale e di quelli programmati a livello locale nei singoli atenei, per un sapere aperto e libero a tutti.
























