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In questo Paese c’è una continua spinta a delegittimare le funzioni di controllo dello Stato. Il dibattito sul Garante della Privacy, a seguito di quanto emerso dalla importante inchiesta di Report su uno dei consiglieri, colto ad agire impropriamente utilizzando la sua posizione a favore di una parte politica, sta segnando uno dei punti più bassi nel dibattito politico.
Il paradosso è che gli stessi partiti che occupano, attraverso le loro posizioni nelle istituzioni, i vertici delle autorità o gli enti di controllo, lamentano l’inadeguatezza delle stesse autorità ed enti amministrativi.
Questione non molto diverso da quanto accade da decenni in Rai: un’azienda assediata e cannibalizzata dai partiti, che poi viene criticata per la scarsa qualità delle produzioni che realizzate. Bisogna chiarire che un conto sono i Consigli (i vertici di nomina “politica”), un conto i dirigenti, funzionari e dipendenti, professionisti che svolgono in autonomia la propria attività, spesso assunti con concorso pubblico.
Titoli di giornale che generalizzano i fatti, attribuendo all’intera autorità responsabilità soggettive (e politiche), fanno un torto a centinaia di lavoratori onesti che ogni giorno agiscono nell’interesse dei cittadini italiani.
Certamente le modalità di nomina dei vertici delle autorità, come delle agenzie e degli enti sono un tema sul quale è necessario intervenire, perché l’indipendenza e la professionalità debbono essere il presupposto per la loro nomina, non invece l’appartenenza politica o la disponibilità verso chi li ha fatti nominare.
Questo però non può mai mettere in discussione le prerogative di quelle autorità, perché la loro azione di controllo, di intervento ispettivo, di azioni amministrative e di indirizzo regolatorio sono essenziali per la tutela dei diritti di tutti i cittadini italiani. Il Garante per la Privacy, da anni, dall’introduzione del Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali, ha svolto una funzione regolatoria essenziale, sulla gestione della privacy, sui limiti nell’uso dei dati sensibili delle persone e dei lavoratori, ha operato centinaia di ispezioni a verificare la congruità di strumenti algoritmici comminando sanzioni e prevedendo utilizzi appropriati e rispettosi delle leggi.
Questo è estensibile a molte delle altre autorità che in questo Paese, nonostante tutto, svolgono una funzione regolatoria essenziale. La verità è che, se da una parte l’inchiesta di Report identifica il problema nell’invadenza della politica sulle prerogative di un’autorità, il livello del dibattito in corso rischia di favorire chi vuole (e da anni in questa direzione spinge) la totale deregolamentazione. Basta leggere le folli dichiarazioni di alcuni parlamentari che chiedono la chiusura dell’autorità garante per il trattamento dei dati personali, come del Cnel, considerandoli costi inutili… oltre il danno la beffa.
Da anni tutte le autorità, gli enti e le agenzie di controllo vengono depotenziate, occupate, rese meno efficaci con l’idea che la loro attività sia vessatoria, invasiva e metta a rischio la capacità del sistema economico ed imprenditoriale di essere competitivo e generare ricchezza.
Per questa posizione ideologica siamo davanti alla mancanza di ispettori del lavoro (non si riescono a fare ispezioni per verificare irregolarità nei cantieri o semplicemente regolarità contrattuale nelle imprese), carenza di personale assunto in tutte le autorità (e non consulenti che sono strabordanti, chissà perché). La politica ha progressivamente ridotto l’indipendenza di queste autorità, attraverso la nomina dei ruoli apicali, la riduzione delle risorse economiche per il loro funzionamento, di fatto negando una reale autonomia economica. Nulla di diverso di quanto è stato fatto con l’informazione ed il servizio pubblico radiotelevisivo, trasformando il canone della Rai da tassa di scopo a finanziamento sottomesso alla legge di bilancio.
Da ultimo, con la legge n. 132 del 23 settembre 2025 sull’Intelligenza artificiale, la creazione di una “autorità” per l’Intelligenza artificiale che, per quanto stabilito nel Regolamento Europeo: “AI Act” doveva avere le caratteristiche di indipendenza, come il Garante per la Privacy, ed invece è costituita dall’Agenzia nazionale per la cybersicurezza (che opera sotto la responsabilità diretta del presidente del Consiglio dei Ministri) e Agenzia per l’Italia digitale (che opera sotto l'indirizzo del sottosegretario con delega all'innovazione tecnologica), oltre ad individuare su specifiche materie anche: il Garante per la Privacy, Banca d’Italia, la Consob, l’Agcom e l’Ivass, con oltretutto un’evidente problematicità di coordinamento e funzionamento.
È preoccupante che, in un mondo sempre più digitalizzato, con sistemi algoritmici e di intelligenza artificiale che pervadono vita, lavoro e socialità, si persegua l’indebolimento, se non la cancellazione, di autorità autonome (autonome dal governo, dal mondo delle imprese, dalle grandi multinazionali del tech, dal potere).
L’uso dei dati sensibili, quelli sanitari, quelli che si creano lavorando, debbono trovare tutela in autorità indipendenti che abbiano risorse, personale e professionalità idonee a svolgere questo compito.
La capacità ed i tempi d’intervento determinano la qualità della tutela di cittadini e lavoratori, come anche la valutazione dei rischi nell’introduzione di strumenti di intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro. Sarebbe necessario costituire un protocollo che preveda un confronto anticipatorio tra le parti, anche col supporto delle autorità competenti, per contemperare tutela dei lavoratori e l’uso idoneo ed efficace da parte delle imprese dell’innovazione tecnologica.
I forti, i potenti, i ricchi non hanno necessità di essere tutelati, a loro conviene la deregolazione. Queste autorità amministrative, come anche gli organismi di rappresentanza, sono spesso considerate un laccio, un limite, un controllo eccessivo sulle attività economiche e sui processi produttivi e “democratici”.
Noi, per ciò che rappresentiamo, esprimiamo l’esigenza opposta, ripristinare l’autonomia, la capacità di azione e le risorse necessarie ad intervenire a tutela di lavoratori e cittadini. Questi sono organismi che dovrebbero vivere un’autonomia piena dal potere politico ed esecutivo.
Alessio De Luca - Responsabile Ufficio progetto lavoro 4.0 della Cgil Nazionale






















