Da San Giustino a Verghereto ci sono appena 40 chilometri. Eppure, in un tratto così breve si attraversano tre regioni: Umbria, Toscana ed Emilia Romagna. Qui i dialetti cambiano di continuo, anche perché le montagne separano i territori, dalla Valle del Tevere a quella del Savio. A unirli c'è una superstrada, la più lunga d'Italia, la E45, anche nota con il nome di strada statale 3 bis Tiberina. Un'arteria fondamentale, non solo per la mobilità delle persone, ma per l'economia di questi territori, nei quali esiste (e resiste) un importante sistema manifatturiero.

Lo scorso 16 gennaio un giudice del tribunale di Arezzo ha deciso il sequestro e la chiusura di un tratto della E45, considerato non sicuro: il viadotto Puleto, nei pressi di Valsavignone, al confine tra Toscana ed Emilia Romagna. La chiusura di questo tratto, in mancanza di una viabilità secondaria, ha di fatto reso inutilizzabile tutta la parte nord della superstrada.

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L'effetto per i territori coinvolti è stato ed è pesantissimo, perché quell'arteria è di fatto l'unica via percorribile per ricongiungersi agli assi autostradali. Dopo un mese di chiusura totale, la scorsa settimana il giudice ha autorizzato la riapertura parziale, per il solo traffico leggero. Ma ai camion, quindi alle merci, la strada resta interdetta.

Noi di Rassegna siamo andati a raccogliere le testimonianze di alcuni lavoratori di aziende che insistono proprio sulla E45 e che stanno subendo le conseguenze di questa vera e propria emergenza infrastrutturale.

Pierantonio (Pg)
Il nostro percorso comincia a Pierantonio, nel comune di Umbertide, in territorio umbro. Qui si trova un significativo insediamento industriale, con importanti stabilimenti, in particolare del settore alimentare. Tra questi c'è la Molini Popolari Riuniti, un grossa cooperativa che produce mangimi per animali. La fabbrica è a poche decine di metri in linea d'aria dalla E45, che, come ci spiega Fabio Faloci, lavoratore e rappresentante sindacale della Flai Cgil, è un'arteria vitale sia per le merci in uscita, dirette in gran parte a nord, che per le materie prime che arrivano anch'esse da nord o dal porto di Ravenna.

Città di Castello (Pg)
Tra le attività economiche più danneggiate dalla chiusura della E45 ci sono naturalmente le stazioni di servizio. Da quando i mezzi pesanti vengono deviati su altri percorsi gli affari sono crollati. Parliamo di riduzioni degli incassi di oltre l'80%. Ma quello che fa più arrabbiare i benzinai – come ci spiega Alex Gnoni, dipendente di un distributore Eni all'altezza di Città di Castello – è lo stato di abbandono in cui versa la viabilità alternativa (un tema che tornerà a più riprese).

Pieve Santo Stefano (Ar)
Quando la strada comincia a salire siamo già in Toscana e ci avviciniamo al tratto posto sotto sequestro dal giudice. All'uscita di Pieve Santo Stefano ci aspetta Marco Guerrini Guadagni, responsabile della zona Valtiberina per la Cgil Toscana. “Qui in pratica siamo tra due dogane – ci spiega –, San Sepolcro a sud e Bagno di Romagna a nord, che sono gli ultimi due collegamenti per chi vuole andare verso l'autostrada”. In mezzo, cinque aree di servizio in ginocchio, pendolari e studenti bloccati, aziende costrette a farsi carico di spese molto maggiori. Una di queste è la Tratos, azienda che produce cavi per la fibra ottica e ha tra i suoi principali clienti anche Telecom Italia. Qui incontriamo altri due lavoratori, Steno Bigoli e Gabriele Ceccherini, che ci confermano come il problema principale sia la mancanza di un'alternativa alla E45.

Toninelli sul viadotto
Ancora pochi chilometri a nord e arriviamo sul viadotto Puleto, il tratto incriminato. Le auto, come detto, ora possono di nuovo passare, ma rispettando un limite di 40 chilometri orari e su un'unica corsia. Su una piazzola proprio lungo il viadotto il ministro Danilo Toninelli, arrivato per incontrare i sindaci dei comuni rimasti isolati dopo la chiusura, ha assicurato tempi ridotti (un mese) per la riapertura totale del tratto.

Bagno di Romagna (Fc)
L'ultima tappa del percorso (a ostacoli) ci porta a Bagno di Romagna, località che può vantare importanti flussi turistici grazie alle sue antiche terme. Nella Camera del lavoro di San Piero in Bagno incontriamo una lavoratrice delle terme di Sant'Agnese, Ivana Salvetti, che ci spiega come i flussi turistici che arrivano da sud (Toscana, Umbria e Lazio) siano vitali per la sua struttura. Insieme a lei c'è Gianluca Gregori, della Filcams Cgil di Cesena, che ci spiega come la chiusura della E45 abbia avuto un impatto su circa 2 mila lavoratori del territorio, lavoratori per i quali i sindacati sono impegnati ad attivare ammortizzatori sociali in grado di difendere l'occupazione.