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Trenta giorni per l’esecuzione dello sfratto, sette per lo sgombero della famiglia. Il tutto deciso non più da un giudice che valuta il caso e ascolta le parti e vaglia la situazione, ma da un’autorità creata ad hoc all’interno del ministero della Giustizia. Alla faccia dell’articolo 658 del codice di procedura civile, che disciplina l’intimazione di sfratto per morosità.
È il succo di un disegno di legge presentato al Senato da Fratelli d’Italia e a quanto sembra anche di un decreto che il governo starebbe per discutere in settimana in consiglio dei ministri, che vuole velocizzare l’iter degli sfratti, fino a stravolgere il procedimento ordinario.
Attacco alle famiglie
“Un altro gravissimo attacco indiscriminato a chi si trova in condizioni di terribile difficoltà – denuncia Stefano Chiappelli, segretario generale del Sunia –. Stiamo parlando di famiglie che non sono in grado di pagare l’affitto spesso per sopravvenuti problemi di salute o per emergenze connesse alla perdita del lavoro. Il provvedimento così com’è non fa sconti a nessuno: due mesi di canoni non pagati e parte lo sfratto che manda per strada le persone in tempi brevissimi”.
40.158 provvedimenti di sfratto
Secondo i dati del ministero dell'Interno, nel 2024 sono stati emessi oltre 40 mila provvedimenti di sfratto, 40.158 per l’esattezza, il 2 per cento in più rispetto al 2023. Di questi, il 47 per cento nelle città capoluogo. Si tratta prevalentemente di sfratti per morosità, 30 mila, a cui se ne aggiungono 2 mila per necessità del locatore e oltre 8 mila per finita locazione.
Molti, moltissimi di quelli per morosità sono per morosità incolpevole. Famiglie che non sanno come fare fronte alle spese quotidiane, che tagliano su tutto e che quando non ce la fanno più, iniziano a non pagare l’affitto. Non è un caso che in Italia il 23 per cento delle famiglie che sono in povertà vivono in affitto, secondo l’Istat.
Disagio abitativo
“Il disagio abitativo, in forte crescita nel Paese, è una condizione sempre più diffusa e strutturale che richiede con urgenza nuove politiche abitative da inquadrare nell’ambito di quelle più complessive di coesione, inclusione sociale e sostenibilità – afferma Daniela Barbaresi, segretaria confederale Cgil –. Occorre riconoscere che la casa è un diritto, come la salute, l’istruzione, il lavoro; è necessario considerare il servizio abitativo destinato ai cittadini che si trovano in una situazione di disagio economico come parte dei livelli essenziali delle prestazioni sociali, i Leps, da garantire su tutto il territorio nazionale”.
Casa senza fondi
A queste situazioni il governo non dà alcuna risposta: sono tre anni che il fondo di sostegno all’affitto e quello per la morosità incolpevole non vengono rifinanziati.
“È urgente rifinanziarli per contribuire ad abbassare l’incidenza dei canoni sui redditi delle famiglie in difficoltà, con almeno 900 milioni di euro – prosegue Barbaresi – incrementare l’offerta di edilizia residenziale pubblica, attraverso un programma pluriennale e con risorse adeguate, per accrescere il patrimonio Erp di 600 mila unità, anche attraverso la riqualificazione del patrimonio esistente a partire da quello non utilizzato, affrontando la questione dell’efficientamento energetico, in processi rigenerativi in ambito urbano”.
La scusa degli affitti brevi
Tra le proposte più volte avanzate dal Sunia e dalla Cgil, la revisione del regime fiscale legato alle locazioni, per incentivare il canone concordato e favorire le locazioni di lunga durata e quelle transitorie per studenti; nel settore degli affitti brevi, una legge per dare ai Comuni la facoltà di prevedere forme di utilizzazione, eventuali differenziazioni per zone, limitazioni per le attività, divieti e limiti temporali.
“La cosa assurda è che il senatore che ha presentato il disegno di legge sostiene che questo provvedimento servirà in qualche modo a mettere un freno al fenomeno degli affitti brevi e turistici – prosegue Chiappelli –. Mentre invece è un procedimento anomalo che tende a esautorare il potere del magistrato e privare l’inquilino delle garanzie che fornisce il ruolo del giudice. Il tutto con una tempistica inaccettabile che l’autorità dovrebbe rispettare: sette giorni per lo sgombero e 30 giorni per l’esecuzione. Sugli affitti brevi bisogna invece attribuire poteri di regolamentazione ai Comuni”.
E in legge di bilancio?
“Nella legge di bilancio 2026 il tema del disagio abitativo è ancora una volta ignorato – spiega Barbaresi –. Innalzare l’aliquota fiscale dal 21 al 26 per cento per gli affitti brevi gestiti da intermediari o da piattaforme on line, pur andando nella direzione giusta, è assolutamente marginale poiché si limita ad affrontare solo il regime fiscale, senza una disciplina complessiva del settore”.
“Sul piano casa del governo aspettiamo di vedere eventuali testi – conclude la leader sindacale – visto che in questi anni sono stati fatti tanti annunci che poi sono rimasti tali. E a parte la proroga di un anno delle detrazioni delle spese per interventi di recupero e riqualificazione energetica degli edifici, e 20 milioni di euro di contributo per il sostegno abitativo dei genitori separati e divorziati, non assegnatari dell’abitazione familiare di proprietà con figli a carico, si continua a non dare alcuna risposta alle famiglie in affitto in condizioni di difficoltà”.






















