1. L’8 luglio 1978, in un’Italia ancora profondamente scossa dall’omicidio Moro, viene eletto al Quirinale Sandro Pertini, primo e unico esponente del Psi a ricoprire la carica. Eletto al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995 (record di preferenze ancora imbattuto), rimane in carica dal 1978 al 1985.

2. Il 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti, deputato e segretario del Psu (Partito socialista unitario, il partito di Filippo Turati e Claudio Treves), viene rapito sul lungotevere Arnaldo da Brescia a Roma e ucciso. Il suo corpo sarà ritrovato il 16 agosto nelle campagne fuori Roma. Il delitto Matteotti segna l’inizio del regime e costringe gli italiani impegnati in politica o comunque fedeli ai valori della libertà a scegliere da che parte stare. Sandro Pertini, eletto consigliere comunale di Stella - il suo paese natale - il 24 ottobre 1920 in una lista composta da esponenti dell’Unione liberale ligure, dell’Associazione liberale democratica, del Partito dei combattenti e del Partito popolare italiano, si iscriverà al Partito socialista unitario, presso la Federazione di Savona, il 18 agosto 1924, proprio sull’onda dell’emozione e dello sdegno per il ritrovamento, due giorni prima, del cadavere di Matteotti, che di quel partito era il Segretario.

3. Pertini, impegnato in politica fin da giovanissimo, giornalista e partigiano, subì l’esilio, il carcere e il confino durante il regime fascista. Arrestato e condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato prima alla reclusione e successivamente al confino, da prigioniero, rimprovererà aspramente la sua amatissima mamma (“Se nella vita sono riuscito a fare qualcosa di buono lo debbo al suo insegnamento e al carattere che lei mi ha formato. Ho l'orgoglio di pensare che io le assomiglio molto: per temperamento, per devozione alla fede scelta, per volontà nel sopportare sacrifici e rinunce e per fierezza”) per aver presentato per lui una domanda di grazia. “Perché mamma, perché? - le scrive tra l’altro - Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna. Quale smarrimento ti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente così allontanata da me, da non intendere più l’amore che io sento per la mia idea?”.

4. Alle 3 e 40 di domenica 29 aprile 1945 i cadaveri di Benito Mussolini e dei fucilati il giorno precedente raggiungono Piazzale Loreto, una meta né casuale né improvvisata, ma meditata per il suo valore simbolico. Qui vengono scaricati a terra, proprio dove le vittime della rappresaglia nazifascista del 10 agosto 1944 erano state abbandonate in custodia ai militi fascisti della Legione Muti impedendo ai familiari di portarli via. A Piazzale Loreto si svolge quel macabro spettacolo di morte per il quale Ferruccio Parri coniò la definizione rimasta celebre di “Macelleria messicana”. Tempo dopo Sandro Pertini affermerà: “Quando mi dissero che il cadavere di Mussolini era stato portato a piazzale Loreto, corsi con mia moglie e Filippo Carpi. I corpi non erano appesi. Stavano per terra e la folla ci sputava sopra, urlando. Mi feci riconoscere e mi arrabbiai: «Tenete indietro la folla!». Poi andai al Cln e dissi che era una cosa indegna: giustizia era stata fatta, dunque non si doveva fare scempio dei cadaveri. Mi dettero tutti ragione: Salvadori, Marazza, Arpesani, Sereni, Longo, Valiani, tutti. E si precipitarono a piazzale Loreto, con me, per porre fine allo scempio. Ma i corpi, nel frattempo, erano già stati appesi al distributore della benzina. Così ordinai che fossero rimossi e portati alla morgue. Io, il nemico, lo combatto quando è vivo e non quando è morto. Lo combatto quando è in piedi e non quando giace per terra”.

5. Pochi giorni dopo la strage di Piazza Fontana, avvenuta il 12 Dicembre 1969, l’allora presidente della Camera dei deputati Sandro Pertini si reca a Milano in visita ufficiale. Trovatosi davanti al questore Marcello Guida, Pertini si rifiuterà di stringergli la mano non solo - racconterà anni dopo - per il suo passato di funzionario fascista e direttore del confino di Ventotene, ma anche il fatto che sul questore gravasse l’ombra della morte di Pinelli.

6. Il 24 gennaio 1979 le Brigate Rosse uccidono a Genova Guido Rossa, iscritto al Pci e delegato sindacale della Fiom, membro del Consiglio di fabbrica dell’Italsider dal 1970, reo - agli occhi dei terroristi - di aver denunciato un compagno di lavoro sorpreso a distribuire documenti delle Br all’interno della fabbrica. Le istituzioni decidono per Guido Rossa i funerali di Stato che si svolgono in piazza De Ferrari il 27 gennaio. Il corteo è imponente e parte direttamente dall’Italsider di Cornigliano. In piazza De Ferrari sfilano in 250 mila insieme a Sandro Pertini, allora presidente della Repubblica. A dispetto del cerimoniale, Pertini spinge per incontrare i camalli del porto. “Il prefetto - racconterà Antonio Ghirelli, ex portavoce del Quirinale - glielo sconsigliò, perché, disse, c’era simpatia per le Br. Ma Pertini insistette fino a che non lo accompagnarono al porto. Entrò in un grosso container, con le gigantografie di Lenin e Togliatti alle pareti. E, nonostante i suoi ottantadue anni, scattò sulla pedana e in mezzo a un pesantissimo silenzio, urlò a centinaia di portuali: "Non sono qui come presidente, sono qui come Sandro Pertini, vecchio partigiano e cittadino di questa Repubblica democratica e antifascista. Io le Brigate rosse le ho conosciute tanti anni fa, ma ho conosciuto quelle vere che combattevano i nazisti, non questi miserabili che sparano contro gli operai”.

7. Il 13 giugno 1981 moriva dopo quasi tre giorni d'inutili tentativi di salvataggio Alfredino Rampi, caduto in un pozzo artesiano in via Sant’Ireneo, in località Selvotta, una frazione di Frascati, situata lungo la via di Vermicino, che collega via Casilina a via Tuscolana. “Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini - racconterà anni dopo mamma Franca - era arrivato sul luogo senza avvertire le autorità presenti e mi dissero che era ancora lì vicino, in un viottolo di campagna, nascosto perché non voleva farsi vedere dai mass media, e soprattutto non voleva essere d’intralcio con la sua presenza, sperando di ricevere buone notizie. Decisi di andare a parlare con lui, per- ché avevo visto troppe cose assurde in quei giorni. Volevo raccontargli tutto: da quando mio figlio si era perso, fino al momento della sua morte. E così feci: raccontai della polizia, della tavoletta, della trivella ecc. Lui mi rispose: “Signora sono sconcertato, non so che dirle, non ho parole, sono costernato e dispiaciuto. Possibile che ci sia stata tutta questa confusione? Possibile che niente abbia funzionato?” Veramente non sapeva che dire, rimase senza parole. Dopo alcuni mesi ricevetti una sua telefonata e mi disse che per me aveva creato un Ministero, quello della Protezione Civile, istituito poco dopo con Decreto Legge n. 57 del 27/02/1982, convertito in legge 187 nello stesso anno”.

8. Come capo dello Stato Pertini conferirà l’incarico a sei presidenti del Consiglio. Nominerà cinque senatori a vita: Leo Valiani nel 1980, Eduardo De Filippo nel 1981, Camilla Ravera nel 1982 (prima donna senatrice a vita), Carlo Bo e Norberto Bobbio nel 1984.

9. Durante e dopo il periodo presidenziale non rinnovò la tessera del Psi, al fine di presentarsi al di sopra delle parti. Lasciato il Quirinale al termine del suo mandato presidenziale e rientrato in Parlamento come senatore a vita di diritto, si iscrisse al gruppo senatoriale del Partito Socialista Italiano. “Quando Sandro Pertini, dopo la conclusione del suo settennato al Quirinale nel 1985, mise piede al Senato si iscrisse subito al gruppo socialista - riporterà l’Avanti - Il suo presidente Fabio Fabbri lo accolse per ringraziarlo e Sandro, burbero com’era, gli rispose: 'E dove volevi mai che m’iscrivessi'?”.

10. "Come vorresti essere ricordato?", gli domanda Enzo Biagi nel 1981. “"Come un uomo che è stato sempre sincero - rispondeva Pertini - Uno che ha pagato i suoi errori, e ne ha commessi, che ha amato molto la sua libertà, e che ama il popolo italiano e i giovani. Uno senza arroganza, senza superbia”.