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La Corte dei conti denuncia situazioni critiche di sovraffollamento carcerario che, soprattutto in Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia, assumono contorni ai limiti dell'emergenza, anche alla luce dei dati del ministero della Giustizia. Si evidenziano quindi “gravi ritardi” e la necessita di “un’accelerazione urgente” nell’analisi pubblicata sullo stato di attuazione del “piano carceri”, a dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale, che porta il titolo di Infrastrutture e digitalizzazione: piano carceri ed è stata approvata dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato.
L’importanza della notizia è data dal fatto che anche un organo dello Stato certifichi le denunce che in questi anni hanno continuato a fare i garanti per le persone detenute e le associazioni che si occupano di carceri. Tra queste Antigone, il cui coordinatore dell'Osservatorio sulle condizioni di detenzione Alessio Scandurra ci ricorda che “una decina di anni fa fu approvato un piano straordinario per l'edilizia penitenziaria, con un commissario straordinario e sul quale erano stati messi soldi e che, come sempre, doveva essere la risposta della politica al sovraffollamento carcerario”.
Lavori ordinari per un’emergenza straordinaria
“Negli ultimi anni – prosegue - ci sono state diverse iniziative, ma non hanno mai cavato un ragno dal buco, o hanno prodotto sempre risultati molto modesti a confronto delle aspettative. Questo sembra in realtà il frutto di una politica ordinaria di edilizia penitenziaria che lentamente sostituisce alcuni istituti più vecchi, più malandati, ne costruisce di nuovi, ma in una successione più fisiologica che non emergenziale e straordinaria”.
Oltretutto la comunicazione istituzionale spesso non è completamente trasparente. “Ad esempio, quando si inaugura un’opera si dice che è l'esito dell'ultima iniziativa straordinaria, però poi, se si va a frugare nelle carte, si scopre che sì, magari l'ultimo piano aveva stanziato soldi per finire il tal padiglione carcerario, che però stava su un progetto di 25 anni prima. Per cui, dopo una serie di piani straordinari che non sono andati in porto, viene fatto l'ultimo miglio e quel successo se lo intesta il governo in carica in quel momento. Sono cose che abbiamo visto”.
Cause e concause
La Corte dei conti individua poi alcune cause del grave ritardo del piano straordinario, come la carenza di finanziamenti per le modifiche, il cambiamento delle esigenze di una struttura e le imprese inadempienti. Aggiungiamo noi che è di solamente un mese fa la notizia secondo la quale per il nuovo piano di edilizia penitenziaria, a pochi giorni dallo scadere della gara d’appalto, mancavano ancora i decreti ministeriali per istituire le nuove sezioni da realizzare in nove carceri.
Scandurra spiega che costruire un carcere è più complicato di qualunque altro edificio pubblico, “perché ha requisiti molto specifici. Però è evidente che da parte dell’amministrazione penitenziaria ci siano difficoltà a stare su questi progetti, a monitorarne l'esecuzione e la qualità".
Antigone, ci fa sapere il suo coordinatore, ha incontrato tante vicende di lavori che “quando sono andati a compimento, ci si è accorti che non avevano alcuni requisiti indispensabili per l’utilizzo della struttura. A questo punto bisogna indire un nuovo bando per le modifiche e le integrazioni per renderlo adatto allo scopo a cui era destinato. Questo accade perché evidentemente non ci sono le competenze e il personale amministrativo per monitorare la realizzazione di questi progetti”.
Non solo sovraffollamento
Per la Corte dei conti il problema non è solamente la mancata creazione dei posti detentivi necessari, ma anche la mancata realizzazione di numerosi interventi e l'urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati, per migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento all'interno degli istituti.
“È una situazione di complessivo degrado e la Corte ha individuato una serie di problemi che noi denunciamo da tempo, e credo che tutta la filiera dell’edilizia penitenziaria ordinaria e straordinaria presenti un bilancio fallimentare”, conclude Scandurra: “Se si entra negli istituti penitenziari, si vede che la situazione degli spazi detentivi in uso è spesso veramente inaccettabili. L’analisi sul piano straordinario è lo specchio del complesso della situazione delle carceri italiane”.