Nel Lazio "la Giunta Rocca usa le politiche di sostegno alla genitorialità per spalancare le porte alle associazioni pro vita e nel frattempo esclude i consultori familiari. Una decisione sbagliata su cui chiediamo un passo indietro, modificando la delibera di giunta regionale, approvata nei giorni scorsi, su proposta dell’assessora regionale alle Pari Opportunità e Politiche della Famiglia del Lazio, Renata Baldassarre, che stanzia il sostegno una tantum per 318 neomamme". Cosi, in una nota, la Cgil di Roma e del Lazio.

"Troviamo inaccettabile che con la delibera si porti avanti un doppio attacco alla libertà e all’autodeterminazione delle donne - continua la Cgil-. Da un lato si consente a movimenti e associazioni pro vita, che tra i loro obiettivi hanno l'opposizione alla legge 194/1978, di poter usare l’attività d’informazione sulla misura di sostegno per fare propaganda antiabortista, dall’altro si escludono i consultori familiari che sono un servizio pubblico sociosanitario di base del Servizio sanitario regionale, così come i servizi sociali dei Comuni, dall’attività d’informazione e assistenza per le partorienti".

Per la Cgil, "la Giunta, anziché affidarsi a movimenti bigotti, liberticidi e retrogradi e approvare azioni spot, dovrebbe promuovere misure strutturali per non rendere un percorso a ostacoli o un lusso la scelta di diventare madri.Occorrono maggiori investimenti sui servizi pubblici per l’infanzia, come i nidi pubblici, e azioni a favore dell’occupazione femminile e per il contrasto dell’esclusione delle neo-mamme dal mercato del lavoro. Nel Lazio, infatti, il 28,5% delle donne che non lavorano sono in questa condizione per esigenze familiari, principalmente per i carichi di cura dei figli piccoli in età prescolare. Su queste scelte e azioni ci aspettiamo che si apra al più presto il confronto con le parti sociali", conclude il sindacato.