Fa discutere la scelta dell’Alma Mater di Bologna di non attivare un corso di laurea in convenzione con l’Accademia militare di Modena. Sulla polemica interviene la segretaria generale della Flc Cgil Gianna Fracassi che parla di un esempio della “politica di aggressione e controllo sul sistema universitario nazionale messa in campo dal governo Meloni”.
Per Fracassi “ci troviamo di fronte ad un salto di qualità, la presidente del Consiglio interviene, stigmatizza, discetta su supposti doveri costituzionali e addirittura una ministra dell’Università comunica al mondo che una certa iniziativa didattica si realizzerà, perché lei se ne farà garante in quanto titolare del dicastero”.
Ognuno di noi può avere le sue opinioni sull’opportunità di una scelta formativa”, sottolinea la dirigente sindacale, “ma trovo irrituale nonché inaccettabile, che le più alte cariche del governo stigmatizzino pubblicamente e pensino di intervenire sulle scelte didattiche di un ateneo”.
“L’Alma Mater – continua Fracassi - ha già chiarito quanto era ovvio per chiunque conosca l’Università: la scelta di istituire un corso di laurea o una qualunque offerta formativa è nella piena ed esclusiva titolarità dei dipartimenti e degli atenei, che valutano le diverse iniziative da un punto di vista didattico, logistico e organizzativo. In questo quadro, la proposta di convenzione avanzata dall’esercito non è stata accolta per una riserva delle iscrizioni solo per gli allievi ufficiali, oltre che per i costi e le difficoltà organizzative”.
Riteniamo dunque quanto mai urgente che l’intera comunità universitaria reagisca, difendendo la libertà didattica e della ricerca, che come dice l’articolo 33 della nostra Costituzione sono presidiate proprio dall’autonomia dell’università, dalle cui scelte specifiche il governo deve rigorosamente stare fuori”, conclude Fracassi.