È di luci e ombre il bilancio di questi due lustri: tanti ne sono passati da quando nel 2012 una pluralità di soggetti: istituzioni – organizzazioni di terzo settore, associazioni di consumatori, sindacati, tra cui la Cgil -, lanciarono una campagna nazionale contro i rischi del gioco d’azzardo. Lo scopo era ed è sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulle reali caratteristiche del gioco d’azzardo e sulle sue conseguenze sociali, sanitarie ed economiche. E anche avanzare proposte di regolamentazione del fenomeno, fornire dati e informazioni.

Il viaggio della campagna

“In questo viaggio – afferma Denise Amerini della Cgil - abbiamo incontrato tanti compagni di strada, le organizzazioni sindacali confederali, i pensionati, le associazioni dei consumatori, associazioni laiche e cattoliche. Ci siamo impegnati tantissimo e alcuni risultati importanti sono stati ottenuti.  Penso per esempio nel 2017, all'inserimento del gioco d'azzardo patologico nei livelli essenziali di assistenza, riconoscendolo come una vera e propria patologia che merita di essere trattata come tutte le altre dipendenze e quindi anche con dei finanziamenti, piccoli ma riconosciuti. Altro risultato ottenuto è il divieto di pubblicità, passo importante anche se i tentativi di aggirarlo sono numerosi”.

Cos'è il gioco d’azzardo

Una campagna lunga, che non è ancora terminata. Ma di cosa parliamo? Lotterie, gratta e vinci, slot machines, videolottery, scommesse e giochi d’azzardo di natura sempre più varia che in questi anni, a ritmi sempre più frenetici, sono stati immessi sul mercato per un ricavato annuo che supera abbondantemente i 100 miliardi e che frutta all’erario cifre non indifferenti. Il fatto che sia legale non significa non faccia “male”, anzi. Il gioco d’azzardo crea dipendenza e si trasforma in una vera e propria patologia con costi individuali, familiari e sociali altissimi. Forse dovremmo smettere di chiare quello d’azzardo gioco. È d’accordo Amerini, che aggiunge: “Dobbiamo chiamarlo con il suo vero nome: gioco d'azzardo, perché ci si mette accanto la parolina legale, come se il fatto di essere legale in qualche modo, come dire, limitasse i rischi e le conseguenze. È un po’ quello che succede rispetto all’alcol, che è legale mentre la marijuana è illegale. Ma le conseguenze dell'abuso di alcol sono forse più devastanti delle conseguenze dell'abuso di marijuana dal punto di vista fisico, individuale, sanitario: pensiamo solo agli incidenti automobilisti come conseguenza del bere. Insomma dobbiamo, anche nel parlar comune, distinguere il gioco penso al biliardino o alle bocce, dall’azzardo. Lì ci sono in palio soldi e crea dipendenza”.

I costi individuali e collettivi

Non solo. I promotori della campagna infatti ricordano: “In misura proporzionale alla crescita del settore sono aumentati i costi sanitari, sociali, relazionali e legali del gioco d’azzardo: in mancanza di rilevazioni e ricerche epidemiologiche precise le vittime” dirette del gioco d’azzardo – i giocatori patologici o ad alto rischio di dipendenza – sono stimati in oltre un milione. Molte inchieste della magistratura e alcune indagini economiche tendono a evidenziare non solo che il business del gioco d’azzardo costituisce un interesse specifico di infiltrazione delle grandi organizzazioni criminali, ma che l’espansione del gioco d’azzardo legale non contiene, ma alimenta a sua volta il gioco d’azzardo illegale. Esiste, inoltre, un nesso molto stretto tra gioco d’azzardo e usura”.

Insomma, tanto per cambiare, anche dietro tutto questo ci sono i soldi. Quelli che il giocare consuma sperando di vincere, quelli che lo Stato introita dall’agio sulle giocate, quelli della criminalità dall’usura alle mafie, che sfruttano le debolezze e le patologie dei giocatori. Ecco allora la preoccupazione di Denise Amerini trovare spiegazione: “L'Istat certifica che a fronte dei 5,6 milioni di persone in povertà assoluta nel 2021 e della previsione di arrivare a 6,4. La possibilità che a, fronte di un incremento così importante della povertà, il gioco d'azzardo venga visto come uno dei possibili strumenti per avere risposte a bisogni che sono sempre più pesanti e concreti è reale. Ma è proprio quello che dobbiamo cercare di evitare. In realtà questo fenomeno è una delle cause di indebitamento, di perdita del lavoro e dell’usura”.

Gli obiettivi raggiunti e i prossimi

La campagna in questi dieci anni ha fatto soprattutto azioni di informazione e formazione. Si sono ottenute norme sul distanziamento delle sale giochi dalle scuole o dalle parrocchie e si è riuscito a farne regolare l’orario di apertura. Per limitarne il consumo infatti occorre limitarne l’offerta. Ma quali sono gli obiettivi dei secondi dieci? La dirigente sindacale l’ha ben chiaro in testa, benché ritenga che con questo governo sia più difficile realizzarlo: “Una legge quadro di riordino complessivo del settore del gioco d'azzardo che ponga attenzione anche all’online. E che venga costruita attraverso un lavoro che vede insieme il ministero dell'Economia, il ministero del Lavoro e delle politiche sociali, quello per gli Affari regionali, la Conferenza Stato Regioni, oltre le tante associazioni impegnate da tempo in questa vera e propria battaglia. Una legge che deve prevedere la riduzione dell'offerta e che non sia vincolata, come fino ad oggi si sostiene, all'invarianza del gettito”.

Avete capito bene: uno degli ostacoli all’approvazione della norma è stato proprio la volontà di non ridurre gli introiti che dal gioco di azzardo arrivano nelle casse statali. Ma se il problema fosse questo, allora basterebbe fare una seria lotta all’elusione e all’evasione fiscale, magari abbassando e non alzando il tetto all’uso del contante e all’obbligo agli acquisti attraverso il Pos. “E poi – aggiunge Amerini - la legge dovrà salvaguardare la possibilità che hanno le regioni e gli enti locali di intervenire con normative e regolamenti sull'offerta del gioco nei propri territori. Questo perché la sanità è materia di competenza regionale, i Comuni e le associazioni dei Comuni sanno esattamente quali sono gli assetti economici, produttivi, sociali dei propri territori e quindi è giusto che chi conosce il territorio possa intervenire. Infine, è necessario che dentro questa norma venga posta un'attenzione particolare al tema delle dipendenze, anche quelle senza sostanze come appunto il gioco d'azzardo. Tutto questo deve entrare nella ridefinizione del sistema sanitario e sociale, nell’ottica della medicina di prossimità e di assistenza territoriale, prevedendo anche adeguati finanziamenti per i servizi per le dipendenze”.