Nord e Sud del Paese erano lontani ben prima della pandemia e dell'invasione della Ucraina. Oggi la situazione si è ulteriormente aggravata, con ripercussioni pesantissime sulle famiglie e sull’economia del Mezzogiorno. La necessaria transizione ambientale e tecnologica può essere un’occasione di crescita o un ulteriore fattore di destabilizzazione. Per la Cgil, dunque, “si fa più stringente: o assistere alla dismissione di gran parte dell’industria o governare la transizione verso un nuovo modello ecologicamente e socialmente sostenibile”.

La Confederazione guidata da Maurizio Landini ha elaborato un documento che sottopone al confronto con i delegati e le delegate e con esperti meridionalisti che si tiene oggi (7 settembre) a Bari. Sette sono le proposte avanzate, frutto dell’elaborazione collettiva che da tempo la Cgil porta avanti.

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Innanzitutto il lavoro: “Occorre prorogare provvedimenti esistenti e attivare nuove misure economiche e fiscali di sostegno a lavoratori e pensionati, al sistema produttivo, alle famiglie: riforma del Reddito di Cittadinanza, che va rafforzato attraverso il potenziamento della rete dei servizi pubblici territoriali e della presa in carico dei beneficiari; ammortizzatori conservativi che accompagnino le transizioni e che siano collegati alla formazione; superamento del precariato attraverso la riduzione delle tipologie contrattuali e intervenendo sui rapporti a termine e sul part-time involontario; contrasto all’abuso dei tirocini; redistribuzione degli orari di lavoro a parità di salario anche per favorire il ricambio generazionale; agire sull’indebitamento delle imprese per impedire il blocco degli investimenti, cessazioni e fallimenti; bisogna intervenire sulla stretta al credito anche per evitare i ricatti mafiosi che attraverso usura e prestiti facili finiscono per distruggere l’apparato produttivo; vincolare la fiscalità di vantaggio al Sud a precise condizioni in vista di un suo progressivo superamento”, si legge nel documento.

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E poi, per garantire l'occupazione bisogna “governare la transizione", "fondamentale per assicurare un futuro all’industria del Mezzogiorno, in particolare per alcune filiere produttive: le rinnovabili, l’automotive, la siderurgia (pulita e sostenibile), l’agricoltura, il turismo e i servizi”.

C’è poi il grande capitolo del welfare. Per ridurre i divari è necessario fare in modo che ovunque vivano i cittadini e le cittadine abbiano gli stessi diritti. “Ciò che si rende necessario è la definizione di un nuovo Stato Sociale universale che va inteso al contempo come leva dello sviluppo e risposta ai diritti sociali. Per questo va restituita centralità al servizio sanitario pubblico e universalistico, a partire dal rafforzamento della rete ospedaliera e dal contrasto alla mobilità passiva e alle liste di attesa; va potenziata l’assistenza territoriale e realizzata una piena integrazione socio-sanitaria; vanno promosse politiche per il sostegno alla non autosufficienza e all’invecchiamento attivo”.

È, quindi, indispensabile: “predisporre un Piano straordinario per l’occupazione, a partire dalla Pubblica Amministrazione, attraverso la copertura di tutte le professionalità che operano per la tutela della salute, nell’assistenza sociale, nel sistema educativo e di istruzione e nel campo della cultura”. E bisogna mettersi nelle condizioni di saper spendere bene e tutte le risorse che arrivano dall’Europa.

Ormai le mafie sono infiltrate in tutto il Paese, ma nelle regioni meridionali sono più pervasive, perché lì sono nate. Per la Cgil occorre “garantire giustizia e legalità è un fattore prioritario per lo sviluppo economico e sociale. È anche qui che si registrano pesanti ritardi. Fondamentale è il controllo di legalità della spesa pubblica, che va esercitato in modo strutturato tra stazioni appaltanti e parti sociali, sia nelle scelte che nelle modalità di assegnazione. In questo contesto assume particolare rilievo la questione dei beni immobili e delle aziende confiscate”. Infine: “È necessario un investimento pubblico straordinario in istruzione per colmare i divari esistenti e portare il nostro Paese in linea con la media di spesa europea”.