Abolizione, sostituzione, revisione: sono queste le parole abbinate al reddito di cittadinanza. Il sostegno economico ai redditi familiari, introdotto nel marzo 2019, è uno dei temi principali della campagna elettorale. I giudizi delle forze politiche sul provvedimento sono ovviamente molto diversi, anche se va segnalata una sostanziale concordia sul fatto che la misura sia stata inefficiente riguardo la parte relativa al percorso di reinserimento lavorativo e sociale.

Il centrodestra propone una “sostituzione con misure più efficaci”, ma tra i singoli partiti si registrano differenze. Fratelli d’Italia parla esplicitamente di “abolizione” e di risorse da spostare dal reddito di cittadinanza “alle aziende per assumere i giovani”. Più sfumate le posizioni di Lega e Forza Italia: per Salvini va mantenuto (con qualche modifica) per i “percettori inidonei al lavoro” e trasformato in “un ammortizzatore sociale finalizzato all'occupazione” per chi può lavorare; per Berlusconi è necessaria una “rimodulazione”, con forti modifiche nei confronti dei giovani.

Più favorevole al reddito di cittadinanza è il centrosinistra. Per il Partito democratico la misura va “ricalibrata secondo le indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno, a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minori”, nonché affiancata da una nuova “integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori e delle lavoratrici a basso reddito”. Anche l’alleanza tra Sinistra italiana e Verdi intende “rafforzare” il reddito di cittadinanza, con l’obiettivo strategico di arrivare a un “reddito universale di base”.

Per la conferma del provvedimento è ovviamente il Movimento 5 stelle, che però apre a modifiche “per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive” e sul “monitoraggio delle misure antifrode”. Cambiamenti molto più incisivi chiede il Terzo polo, che intende toglierlo a chi rifiuta la prima offerta di lavoro congrua e introdurre “un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopodiché l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo”. Per l’Unione popolare, infine, il reddito di cittadinanza va portato “da 780 a 1.000 euro al mese” e trasformato in “una misura individuale e non esclusivamente legata al nucleo familiare”.

Centrodestra
Alle forze di centrodestra, in generale, la misura introdotta dal primo Governo Conte piace poco. Il programma comune parla di una generica “sostituzione” del reddito di cittadinanza con “misure più efficaci d’inclusione sociale e di politiche attive di formazione e inserimento nel mondo del lavoro”. Entrando però nel merito dei singoli partiti, si scoprono differenze di posizioni.

Fratelli d’Italia intende “abolire” il reddito di cittadinanza e introdurre “un nuovo strumento che tuteli i soggetti privi di reddito, effettivamente fragili e impossibilitati a lavorare o difficilmente occupabili: disabili, over 60, nuclei familiari con minori a carico”. Le intenzioni della leader Giorgia Meloni sono quelle di adottare uno strumento di “assistenza verso chi non può lavorare”, dando invece le risorse del reddito di cittadinanza “alle aziende per assumere i giovani”.

La Lega intende mantenere il sostegno per i “percettori inidonei al lavoro, rivedendo i criteri di accesso e la scala di equivalenza, dando maggior peso al quoziente familiare e rimodulando gli importi in funzione delle differenti soglie di povertà assoluta”. Per gli idonei al lavoro, invece, la misura “viene trasformata in un vero e proprio ammortizzatore sociale finalizzato all'occupazione”, mediante “corsi di formazione, tirocini e contrattualizzazione dei percettori a fine percorso”.

Nel suo programma Forza Italia parla genericamente di “riforma del reddito di cittadinanza come politica di sostegno all’occupazione e trasformazione in una misura di sussistenza specifica”. Il presidente Berlusconi ha precisato che la “la decisione è di rimodulare il reddito di cittadinanza, non di eliminarlo. Deve restare alle persone che sono povere, cui ha dato la possibilità di vivere. Va invece modificato verso i giovani, cui dobbiamo offrire opportunità diverse”.

Centrosinistra
Più favorevoli al reddito di cittadinanza sono le forze politiche di centrosinistra. Nel suo programma il Partito democratico asserisce che la misura “andrà opportunamente ricalibrata secondo le indicazioni elaborate dalla Commissione Saraceno, a partire dall’ingiustificata penalizzazione delle famiglie numerose e/o con minori”. Si propone, inoltre, di ridurre il periodo minimo di residenza in Italia per accedere al reddito di cittadinanza, oggi fissato in dieci anni.

Per il Partito democratico è necessario “completare il sistema con un altro meccanismo: l’integrazione pubblica alla retribuzione (in-work benefit) in favore dei lavoratori e delle lavoratrici a basso reddito, come proposto dalla Commissione sul lavoro povero”. Questo tipo d'integrazione “introduce nel sistema opportuni incentivi di ricerca e permanenza di occupazione, permette l’emersione del lavoro nero e incentiva al lavoro. In questo quadro, appare utile favorire la cumulabilità tra sussidi e lavoro, senza disincentivare la partecipazione al mercato del lavoro”.

La lotta alla povertà e alle disuguaglianze è un pilastro fondante dell’alleanza tra Sinistra italiana e Verdi. “In questo contesto - si legge nel loro programma elettorale - intendiamo difendere e rafforzare il reddito di cittadinanza, secondo le previsioni del rapporto elaborato dalla Commissione presieduta da Chiara Saraceno, con l’obiettivo strategico di arrivare a un vero reddito universale di base”.

Movimento 5 stelle
Gli ideatori del reddito di cittadinanza puntano al “rafforzamento” del sussidio, mediante “misure per rendere più efficiente il sistema delle politiche attive” e il “monitoraggio delle misure antifrode”. Il leader Conte ha spiegato che il provvedimento è “oggi ancora più necessario vista la grave crisi economica che stiamo vivendo”. Riguardo la revisione, l’ex premier ha precisato di voler “rafforzare il reddito attraverso l'aggiornamento della scala di equivalenza per famiglie numerose e disabili, e la possibilità di renderlo compatibile con lo svolgimento di lavori stagionali fino a una certa soglia di reddito annuo”.

Terzo polo
“Il reddito di cittadinanza è uno strumento pensato male, che ha voluto raggiungere troppi obiettivi con un solo strumento e che ha ormai dimostrato tutti i suoi limiti”, si legge nel programma elettorale. Per Azione e Italia viva occorre “introdurre modifiche che incentivino maggiormente la ricerca di un impiego”. La proposta è di togliere il sussidio “dopo il primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua e che ci sia un limite temporale di due anni per trovare un’occupazione, dopodiché l’importo dell’assegno deve essere ridotto di almeno un terzo e il beneficiario deve essere preso in carico dai servizi sociali del Comune”.

Unione popolare
“Portare il reddito di cittadinanza da 780 a 1.000 euro al mese, innalzare la soglia di accesso Isee da 9.360 a 12 mila euro e renderlo una misura individuale e non esclusivamente legata al nucleo familiare”: così è scritto nel programma elettorale. Il leader De Magistris ha precisato che “il reddito di cittadinanza è un reddito di povertà, serve a sostenere chi si trova in difficoltà e non può essere ovviamente eliminato. Ma il percettore di reddito vuole anche essere aiutato dallo Stato per trovare lavoro e dignità”.