"Non condividiamo le dichiarazioni dell'assessora regionale Elena Donazzan su quanto avvenuto a Rimini. Ciò che è successo è molto grave. Le testimonianze raccolte dagli organi di informazione sono numerose e vanno nella stessa direzione: nel migliore dei casi ci sono state molestie verbali, nel peggiore molestie fisiche. Né le prime, né tanto meno le seconde si possono derubricare, come se si trattasse di un corteggiamento innocente o in alcuni casi sfuggito di mano. Peraltro, molte delle vittime erano lavoratrici che stavano svolgendo il loro lavoro, quindi non era neanche così facile per loro allontanarsi da chi gli rivolgeva parole sgradevoli, o peggio". Così il Coordinamento donne della Cgil Veneto in un comunicato.

"Non si può sostenere che dobbiamo aspettare le denunce formali per prendere atto del problema. Rimini non è un caso isolato. Basta rileggersi le cronache del Capodanno in piazza in molte città italiane per rendersene conto. Il problema, dunque, c'è e si ripete fin troppo spesso, e merita una reazione di indignazione forte e collettiva. In definitiva, non è in questione la reputazione degli Alpini, le responsabilità sono sempre individuali. È in questione la libertà delle donne, che non vogliono più essere considerate un oggetto di piacere, ma persone in carne, ossa, sentimenti, soggettività, che vanno rispettate e messe nelle condizioni di autodeterminarsi in tutte le scelte della loro vita, a partire da quelle sessuali.", prosegue la nota sindacale. 

"Le forze dell'Ordine, la Magistratura indagheranno. Le istituzioni, la politica, le forze sociali, anche i corpi militari hanno un altro compito: educare al rispetto e alla libertà propria e altrui. Anche per questo, da un'assessora che ha le deleghe alle pari opportunità e all'istruzione, ci saremmo aspettate una presa di posizione di altro tenore. La lotta delle donne ha fatto fare passi enormi alla nostra società sui diritti civili. Ancora non basta. Continueremo a lottare", conclude il comunicato sindacale.