"Destano preoccupazione le varie posizioni favorevoli alle dichiarazioni del presidente De Luca sulla vendita dei beni confiscati, a margine del Forum espositivo promosso sul tema dalla Regione Campania. Anche il presidente tira fuori la storia trita e ritrita della vendita dei beni confiscati facendo, tra l'altro, confusione tra i beni immobili e le aziende, e dimenticando che per queste ultime è già prevista la vendita, il fitto del ramo, la liquidazione e altre forme di messa a reddito". A dirlo è la Cgil Campania: "Vogliamo ricordare che gli immobili confiscati alla criminalità organizzata rappresentano la restituzione del maltolto alle comunità locali che hanno subito la presenza della violenza criminale. I beni confiscati rientrano nella macrocategoria dei beni pubblici, ma con una caratteristica unica: il portato di memoria. Ci ricordano le vittime innocenti, la presenza mafiosa e il riscatto del territorio, elementi che non possono essere alienati".

La Cgil Campania ricorda "al presidente De Luca che su certi aspetti non è sufficiente una visione ragionieristica, ma che esistono elementi culturali che vanno oltre il semplice valore economico e che proprio la buona politica dovrebbe farsi carico. Non è un caso che, come Cgil Campania, siamo protagonisti nella gestione di due beni confiscati in Campania. Due beni che richiamano alla memoria di un sindacalista, Antonio Esposito Ferraioli, e di un giovane lavoratore, Nicola Nappo. Le lavoratrici e i lavoratori di questa regione hanno una memoria lunga e non dimenticano chi si è battuto per liberare le nostre terre dalla camorra e dal malaffare. L'esperienza di Libera, su questo terreno, ce lo insegna da tanti anni".