L’attacco alla sede Cgil rivela senza equivoci la matrice neofascista di alcuni movimenti che puntano sulla radicalizzazione dei contrasti politici e dei conflitti sociali.

Tutte le forze rappresentate in Parlamento, senza eccezione alcuna, avrebbero l’obbligo etico di condannare violenze come queste, che comportano gravi rischi per la democrazia. Purtroppo, al contrario, l’apparente (e fragile) stabilizzazione della situazione politica e l'attuale governo di grande coalizione vengono vissuti da alcuni come l'anticamera di una riscossa dell’estrema destra col suo bagaglio di razzismo, xenofobia, violenza cieca e gratuita.

Non bisogna sottovalutare la probabile esiguità numerica degli estremisti di destra: le idee e le pratiche violente che essi mettono in gioco in episodi come l’attacco alla sede della Cgil rischiano infatti di trovare sotterranee rispondenze sia nelle larghe fasce di cittadini che si sono allontanati dalla politica (come dimostra l’alto astensionismo nel voto) sia in cittadini che sono attivi in formazioni politiche di destra, estranee oggi alle violenze e alle aperte dichiarazioni di filofascismo o filonazismo, ma dove albergano i semi di una confluenza verso i comportamenti più illegali e intollerabili. Mentre si avvicina il centenario della marcia su Roma la vigilanza delle istituzioni e dei cittadini su questi fenomeni degenerativi deve crescere e tradursi in misure di legge e di governo atte ad arginarli.

Prima che tali convergenze, oggi sotterranee e talora espressamente negate, diventino palesi e conducano il Paese a momenti di drammatica divisione e conflitto civile.

(Salvatore Settis,  storico dell'arte, già rettore dell'Università Normale di Pisa)