Nella notte tra il 14 e il 15 settembre 1974 muore a Roma Agostino Novella. Partigiano, Novella è alla guida della Federazione romana del Pci dalla fine del 1943 alla Liberazione, passando poi a guidare la Federazione di Genova. Deputato alla Costituente per il collegio di Genova nel 1945 e rieletto in tutte le successive legislature, dopo un breve periodo come segretario comunista lombardo entra nella Cgil di Di Vittorio nel 1949 assumendo il ruolo di responsabile dell’organizzazione.

“Responsabile dell’organizzazione della Cgil - scrive Maria Luisa Righi sul Dizionario biografico degli italiani - si impegnò per un radicamento capillare del sindacato nelle aziende, nonostante la politica centralizzata perseguita allora dalla Cgil, anticipando per molti aspetti la linea che il sindacato avrebbe assunto dopo il 1955. In questo periodo diede anche un grande impulso alla formazione sindacale. Dopo la sconfitta della Cgil nelle elezioni della Commissione interna alla Fiat del marzo 1955, la linea del ritorno in fabbrica fu fatta propria da Giuseppe Di Vittorio e Novella fu scelto per dirigere la Federazione impiegati operai metallurgici (Fiom). Alla morte di Di Vittorio, nel novembre 1957, fu eletto segretario generale della Cgil.

Il suo contributo fu decisivo per rendere la confederazione protagonista del cambiamento che caratterizzò quegli anni. Sin dal primo congresso da segretario (V Congresso, Milano, 2-7 aprile 1960), avviò un profondo rinnovamento politico e organizzativo che consentì alla Cgil di rinsaldare i legami con i lavoratori e insieme di portare il confronto sul piano dei contenuti della politica economica e sociale sia al proprio interno, sia con gli altri sindacati e col governo”. “Il dirigente dei momenti difficili” nelle parole di Fabrizio Loreto - che ha lui ha dedicato un libro. È proprio ad Agostino Novella che la Cgil deve la sua prima Conferenza di organizzazione: tra il 18 e il 20 dicembre 1954, allora segretario organizzativo, Novella lancia l’idea delle sezioni sindacali di fabbrica (approvate poi dal Congresso di Roma del 1956) alle quali affidare i compiti del tesseramento, della propaganda, della diffusione delle direttive sindacali e successivamente dell’articolazione rivendicativa.

 “Di Agostino Novella - scriveva in occasione del decimo anniversario della morte Gerardo Chiaromonte su l’Unità - non credo conoscano molto le giovani generazioni di militanti e anche di dirigenti del Pci: ciò è dovuto a diverse ragioni, e fra queste alle caratteristiche stesse della sua personalità che furono sì di grande forza e coerenza, e di straordinaria capacità di riflessione ed elaborazione politica ma anche di grande riservatezza e modestia. Per tanti aspetti, Novella conservò, per tutta la sua vita, anche quando assunse moli di grande responsabilità in Italia e su scala internazionale, le caratteristiche di ritrosia che sono proprie di tanti operai genovesi. Né da parte nostra si è riusciti, fino a questo momento, a tenere fede all’impegno che Alessandro Natta assunse, in un convegno tenuto a Frattocchie nel 1981, di un risarcimento nel confronti di Novella, per evitare il rischio di una possibile sottovalutazione, di una di quelle ingiustizie storiche non infrequenti per uomini come Novella che non hanno avuto le qualità e la volontà prepotente di sottolineare e rivendicare il loro ruolo di protagonisti”.

Lasciata la Cgil, Agostino Novella prosegue il suo impegno nel Pci, occupandosi dei problemi posti dalle neoistituite regioni. Al XIII Congresso del Partito viene nominato presidente della Commissione centrale per la politica internazionale, ma non accetterà, anche per sopravvenuti motivi di salute, la candidatura per le elezioni politiche del 1972.

 “Credo si possa dire - scriverà ancora Chiaromonte - che Novella dette, appunto, nell’ultimo periodo della sua vita, come dirigente del Pci, un contributo decisivo all’elaborazione di quella politica di grande respiro unitario, democratico e nazionale che ci avrebbe portato, dopo la scomparsa di Novella, al grandi successi del 1975 e del 1976. Un protagonista. Un grande comunista. Un compagno indimenticabile. Oggi gli rendiamo omaggio, come è nostro dovere. E ci auguriamo che la sua vita esemplare di militante e di dirigente, e il suo pensiero, e la sua azione politica possano essere più conosciuti: soprattutto nella parte più giovane del partito. Spetta a noi tutti fare che questo avvenga”.