"Gravi le parole pronunciate ieri in conferenza stampa dal presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, in merito all’ipotesi di non applicare la sospensione dal servizio prevista dal decreto legge 44/2021 nei confronti dei sanitari che non si sono sottoposti a vaccinazione". Così, in una nota, la segretaria della Funzione Pubblica Cgil del Veneto, Sonia Todesco, stigmatizza l'atteggiamento del governatore.

"La deroga all’applicazione di una norma nazionale – scrive nel comunicato – presuppone che l’apparato tecnico, a cui ne è affidata l’esecuzione, si assuma più di qualche responsabilità in ambito civile e penale. A partire dalla mancata comunicazione agli ordini professionali dei nominativi dei sanitari che non hanno assolto l’obbligo vaccinale". Secondo la dirigente sindacale, "le aziende sanitarie, mantenendo in servizio il personale non vaccinato, anche se pur protetto con misure straordinarie (doppio tampone, aumento dei livelli di protezione), dovrebbero assumersi responsabilità enormi di fronte al contagio del lavoratore o al primo caso di paziente contagiato da personale non vaccinato".

"Da lunedì – prosegue Todesco – non sappiamo come si comporteranno le Asl di fronte alla scelta politica di sospendere l’applicazione di una norma. Ci auguriamo non seguano la strada indicata dal presidente che, oltre a delegittimare il Parlamento, facendo passare l’idea del far west legislativo, ha già aperto il malcontento tra chi ha aderito alla campagna vaccinale, facendosi carico di un grande gesto di responsabilità sociale".

"In questo momento – conclude la segretaria della Fp Cgil Veneto – le parole devono essere chiare e prive di equivoci a tutela dei lavoratori e dei pazienti che non capirebbero perché per entrare al bar serve il Green Pass mentre in ospedale possono venire a contatto con personale sanitario non vaccinato. Si proceda applicando la legge salvaguardando le regole, gli infermieri vaccinati e non ultimi i pazienti".