Si è aperto e si è chiuso sulle note di Bella ciao, l’ultimo saluto della Cgil a Guglielmo Epifani. La commemorazione laica dell’ex segretario generale della Cgil, morto lo scorso 7 giugno, si è svolta a Roma davanti alla Casa del Cinema, sul limite di Villa Borghese e a pochi passi dalla sede della confederazione. Una morte “improvvisa, inaspettata, che ci ha lasciati sgomenti”, ha confessato il numero uno della Cgil Maurizio Landini, prendendo la parola con la voce spezzata dalla commozione. Una morte che, per quanto inattesa e terribile, a due giorni di distanza non ha impedito alle compagne e ai compagni del sindacato, a tanti dirigenti sindacali e politici della sinistra e a comuni cittadini di accompagnare il feretro in un corteo silenzioso, da corso d’Italia sino al parco, e di stringersi accanto alla famiglia di Epifani, e di ascoltare in silenzio, o applaudendo, le parole di commiato pronunciate dal piccolo palco allestito.

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Il compito di aprire la cerimonia è spettato al ministro della Salute, Roberto Speranza, esponente di LeU, compagine di cui Epifani era stato fondatore dopo la scissione dal Pd. “È difficile trovare le parole giuste per un momento così triste per tutti noi - ha detto Speranza -. Guglielmo era una persona cara e fondamentale. Ci vorrà tempo, studio, ricerca per raccontare e far capire a tutti chi fosse questa personalità di altissimo livello nel panorama politico e sociale del Paese. Oggi è il tempo del dolore, del cordoglio e del vuoto immenso che lascia senza parole e prosciuga l'anima”.

Speranza ha ricordato come il sindacato fosse “rimasto sempre al primo posto nel suo cuore”. E ha proseguito: “Guglielmo era merce rara nel tempo in cui viviamo, dimostrando che si può essere fermi e duri senza mai alzare la voce. Non dimenticheremo mai quel galantuomo, sensibile e premuroso, che voleva capire le cause dei processi politici e sociali in corso, amava viaggiare e raccontare quello che stava accadendo davvero”.

Un “intellettuale sopraffino” e, nello stesso tempo, un “uomo popolare”: questo è stato Epifani, nel ricordo di Speranza: “Guglielmo aveva linguaggio semplice e forbito al tempo stesso, un linguaggio senza accento, non veniva da un pezzo di Italia ma da tutta l'Italia. Aveva vissuto al Nord ma considerava la distanza di reddito tra Nord e Sud la più grande disuguaglianza del nostro Paese”, ha aggiunto il ministro. “La sua esistenza è stata dedicata a costruire una società in cui nessuno sia mai lasciato indietro. Il tratto che ha caratterizzato la sua vita è stato l’impegno costante per solidarietà, uguaglianza ed estensione dei diritti a tutti. Guglielmo amava ripetere che 'dovunque ci fosse un diritto negato, là c’era una battaglia da fare a testa alta'. Questo era per lui il socialismo, un tentativo ideale e pragmatico di costruire una società più equa e giusta”.

Il leader della Cgil, Maurizio Landini, dopo avere rivolto un “abbraccio” a “tutti i familiari, con grande tenerezza e forza”, ha ricordato, in Epifani, “allo stesso tempo un filosofo, un sindacalista della Cgil e un uomo della sinistra del nostro Paese. La sua – ha proseguito – è stata una scelta di vita, quella di rappresentare il mondo del lavoro, con l’ambizione di rivendicare un ruolo pieno e da protagonista avendo come obiettivo non solo la difesa dei diritti, ma la trasformazione sociale del Paese. Era un intellettuale e un uomo di cultura. Grazie alla sua direzione la Cgil ha avuto sempre una bussola precisa”.

Landini ha quindi ripercorso la vita di Epifani, “una vita dedicata alla Cgil e al mondo del lavoro”. Il numero uno della confederazione ha ricordato come “Epifani si fosse innamorato della Cgil fin da giovane. Si era laureato in filosofia con una tesi su Anna Kuliscioff. Guglielmo ha collegato questa passione dello studio con un impegno diretto nel sindacato, mettendo a disposizione le proprie caratteristiche”. Nella Cgil, infatti, Epifani ha svolto “tante funzioni”, dalla direzione della casa editrice alla guida della categoria dello Spettacolo, “iniziando a confrontarsi con le vertenze sindacali partendo dalla condizione concreta delle persone. Entra nel 1990 nella segreteria di Bruno Trentin e diventa vicesegretario, e continua con questo ruolo anche nella segreteria di Sergio Cofferati – ha proseguito Landini –. Nel 2002 diventa segretario generale fino al 2010. Siamo orgogliosi di aver avuto una persona così a dirigerci”.

“Gli anni in cui Epifani è stato segretario della Cgil sono stati anni difficili – ha ricordato Landini. Nel 2002 già ci diceva, sull'euro, che una moneta senza Stato e senza governo non riesce a garantire il futuro. Nei primi sei mesi della sua segreteria ci sono stati uno sciopero generale contro la Finanziaria e le leggi sul mercato del lavoro varate dal governo Berlusconi, e ancora le manifestazioni contro la guerra Iraq. Aveva visto prima di altri il rischio di un declino industriale in corso nel Paese”. Un declino che poi si sarebbe tradotto negli anni della finanziarizzazione, in leggi che avrebbero “svalorizzato il lavoro”.

Landini ha elencato le molte battaglie della Cgil guidata da Epifani, tra cui anche quella in difesa della Costituzione, nel 2006, quando la confederazione ospitò la sede del Comitato in difesa della Carta presieduto da Oscar Luigi Scalfaro. “Fu un contributo decisivo – sottolinea Landini – per difendere la nostra Costituzione, che non si cancella ma si applica”. E poi, naturalmente, le grandi manifestazioni del Circo Massimo. La prima, come vice di Cofferati, nel 2002. E quella del 2009, contro un accordo separato che aveva diviso il mondo sindacale. Ma Epifani, nel concludere il suo intervento dal palco, anche allora aveva lanciato un messaggio di unità, e non di divisione del mondo del lavoro, rammenta Landini: “E quel messaggio noi lo porteremo avanti: unire il mondo del lavoro, il sindacato, non lasciare indietro nessuno”.

“Guglielmo era una persona curiosa, ti trattava sempre alla pari, non ti faceva mai pesare ruolo e maggiore conoscenza. Questo significa anche rispettare le opinioni diverse. Al centenario della fondazione della Cgil ci ricordò che ‘solo un sindacato confederale può tenere insieme i diritti di tutti’”, prosegue Landini. E pochi anni dopo “lasciò un altro segno” importante, aprendo la strada alla prima leadership femminile nella storia della Cgil, quella che sarebbe stata esercitata da Susanna Camusso.

Un “uomo gentile, accogliente e sempre rispettoso delle opinioni altrui con a cuore i diritti dei lavoratori e del Paese”, ha incalzato Landini, aggiungendo un “ricordo personale”: l’ultimo comizio di Epifani da leader della Cgil, a piazza San Giovanni nel 2010, in una manifestazione condivisa con la Fiom, il cui slogan era: “Il lavoro è un bene comune”. Ma Epifani è rimasto al fianco dei lavoratori fino all’ultimo, ha ricordato Landini, segnalando il suo “ultimo intervento in Parlamento, il 20 maggio scorso, anniversario dello Statuto dei lavoratori”, ma anche occasione per ricordare Massimo D’Antona e il ruolo del sindacato nella lotta al terrorismo. E, infine, pochi giorni fa, il comizio di sostegno alla lotta dei lavoratori Whirlpool. Una presenza, seppure nella malattia e nella debolezza, che rivela la “coerenza” di Epifani nelle sue battaglie e nelle sue idee.

“Idee – ha concluso Landini – che continueranno a camminare insieme a noi”.