Se per gli istituti superiori la ripresa delle lezioni attraversa mille incognite, nelle Prefetture di tutta Italia si lavora per coordinare il potenziamento dell'offerta di trasporto per riportare gli studenti nelle scuole. A essere tornati tra i banchi oggi sono soltanto quelli di Trentino Alto Adige, Valle d'Aosta, Abruzzo e Toscana.

Il caso virtuoso. Da lunedì scorso, per garantire il ritorno a scuola in presenza al 50%, il trasporto pubblico toscano ha incrementato l'offerta con corse bis e ter, soprattutto negli orari di punta, ottenendo buoni risultati. Il potenziamento vede l'affiancamento di autobus di supporto anche al servizio ferroviario regionale. Nel rispetto del riempimento dei mezzi fino al 50%, come indicato dal Comitato Tecnico Scientifico, in Toscana è stato avviato parallelamente un progetto per regolare il traffico pedonale degli studenti alle fermate degli autobus e fuori dalle scuole. Coinvolti, solo a Firenze, oltre 200 operatori tra polizie municipali, steward, facilitatori delle aziende di trasporto e volontari. Un piano messo in campo in tutte le altre province, grazie al coordinamento con enti locali, associazioni e forze dell'ordine. A questo si aggiunge che saranno promosse attività di screening con tamponi a tappeto per tutti gli studenti, come indicato dalle linee guida per garantire il corretto svolgimento dell’anno scolastico.

Il sindacato. Dopo le direttive emanate dal governo, le Prefetture hanno avviato confronti con enti locali e aziende di trasporto per sostenere la ripresa delle lezioni in presenza con un adeguato piano per la mobilità, sorretto da stanziamenti pubblici. Tuttavia molte Regioni, a causa dell'aumento dei contagi hanno deciso di posticipare l'apertura delle scuole. Per Maria Teresa De Benedictis, segretaria nazionale della Filt Cgil, il coordinamento ha fatto un buon lavoro anche se non è ancora possibile verificarne i risultati su tutti quei territori che non hanno ancora autorizzato il ritorno tra i banchi. I sindacati dei trasporti chiedono che i lavoratori del settore siano tra le categorie prioritarie sottoposte al vaccino. "In questi mesi di crisi – ricorda De Benedictis  – hanno sempre fornito la loro opera esponendosi al rischio di contagio, per garantire gli approvvigionamenti e la mobilità delle persone".

In Trentino Alto Adige e Valle d'Aosta, considerate le differenze di densità abitativa, la ripresa delle lezioni non ha provocato particolari problemi. In Abruzzo le difficoltà provocate dalla pandemia si aggiungono a quelle che da anni affliggono il settore. Il 2020 si è chiuso con l'approvazione da parte del Consiglio Regionale di un bilancio che non garantisce la tenuta di trasporti e servizi sociali. In Molise, la Prefettura di Campobasso, ancora prima di coordinare il potenziamento dei trasporti in vista della ripresa delle scuole, è stata impegnata nel dirimere la vertenza tra l'Azienda Trasporti Molisana e i suoi dipendenti che da tempo non ricevono gli stipendi con regolarità. In un momento in cui è necessario uno sforzo per garantire un servizio efficiente la società ha avviato le procedure per la cassa integrazione. Questioni, da declinare territorio per territorio,  che non è semplice accantonare nel momento in cui si chiedono nuovi sacrifici ai lavoratori.

La protesta. Sullo sfondo si agitano questioni di lunga data come il rinnovo del contratto nazionale scaduto  da tre anni e una riforma del settore che così come è organizzato, secondo Maria Teresa De Benedictis, non funziona: "Serve riconoscere il contributo fondamentale dei lavoratori, in un settore produttivo con elementi di valore sociale, ambientale, economico ed industriale che, nella crisi, rappresentano per l’Italia delle opportunità da sviluppare”. Per questo i sindacati dei trasporti hanno proclamato uno sciopero unitario per l'8 febbraio.

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