Fp Cgil e Uil Fpl veneziani sul piede di guerra. A scatenare la loro dura reazione, la decisione del Cda della Fondazione Musei Civici della città di tenere chiusa l’attività fino al primo aprile 2021, a prescindere dalle decisioni del Governo che ad oggi dispone la chiusura dei Musei sino al 15 gennaio.

“Una decisione grave e incomprensibile, che pregiudica la capacità di ripresa stessa delle attività della Fondazione. Una scelta in totale controtendenza con tutte le esternazioni della Giunta Brugnaro che ha predicato costantemente la riapertura delle attività e invece, proprio sulla cultura, prende la direzione opposta”, hanno scritto i sindacati di categoria in una nota.

Una scelta che provoca gravi ricadute sui lavoratori, che resteranno in cassa integrazione al 100 per cento fino al primo aprile, dopo esserci già stati per gran parte del 2020, contribuendo a un risparmio, per la Fondazione, di ben 600mila euro.

“Il Cda – è l’accusa di Fp Cgil e Uil Fpl di Venezia – vuole risparmiare in tre mesi altri 620mila euro quando la Fondazione, proprio grazie ai contributi statali, ha prodotto un utile di quasi 2 milioni. Vale a dire, un incremento del proprio patrimonio che oggi si attesta a circa 9 milioni di euro disponibili”.

Risorse frutto del lavoro degli anni passati, del lavoro delle persone che in Fondazione operano e che non è legato solo alla fruizione delle strutture, ma soprattutto alla programmazione, alla conservazione dei beni, alla progettazione scientifica e a tutte quelle attività che, se messe in totale sospensione, come si sta per fare, possono determinare una perdita notevole.

I sindacati avevano proposto che ai lavoratori venisse data la possibilità di accedere al Fondo Nuove Competenze, istituito dal Governo, che prevede il pagamento di 250 ore di formazione per lavoratore. Che avrebbe raggiunto l’obiettivo di un risparmio alle casse della Fondazione e quello di riqualificare il personale.

Nel momento attuale potrebbe essere proprio la formazione l’arma in più dei lavoratori che si trovano di fronte una stagione nuova dell’offerta culturale a Venezia, che non può fondarsi solo e soltanto sul turismo di massa.

“A questa proposta – scrivono i sindacati – la Fondazione ha dato la propria disponibilità solo dopo l’utilizzo della cassa integrazione, su cui poniamo anche seri dubbi etici e normativi. Come può un soggetto a totale capitale pubblico che ha un patrimonio così consistente accedere alle risorse pubbliche e decurtare i salari ai lavoratori? Le risorse non sono infinite e sorprende che a Venezia ci sia una classe politica che preferisce “mangiare dalle risorse pubbliche” quando potrebbe invece utilizzare le proprie per investire, rilanciare l’attività e garantire reddito e occupazione ai lavoratori. L’accesso alla cultura deve essere garantito e non si può definirla un “servizio pubblico essenziale” solo per limitare il diritto di sciopero”.

Oltre al danno, la beffa. Perché la Fondazione ha anche comunicato che non riconoscerà nemmeno la maturazione delle quote di ferie e retribuzione nei periodi di cassa integrazione in assenza di accordo sindacale. Si chiede ai lavoratori e al sindacato di essere corresponsabili di queste scelte scellerate.

Un ricatto al quale i lavoratori, riuniti in assemblea il 28 dicembre, hanno risposto quasi unanimemente rimandando al mittente la proposta.
“Non siamo disponibili a farci ricattare da chi non dà un futuro alla Fondazione e basa tutto su due assiomi: tagliare i costi partendo dai lavoratori e sperare che le masse turistiche tornino presto”.

“In 10 mesi di emergenza questa Presidente e questo Cda non hanno prodotto nessun piano di ripresa della cultura a Venezia e di ripensamento del ruolo della Fondazione. Il lavoro non si basa solo sull’apertura delle porte o dei cancelli, ma sulla professionalità che permette di garantire una fruizione di alta qualità della nostra offerta culturale e scientifica. Come Sindacato scriveremo al Prefetto di Venezia per fare in modo che il Governo sia puntualmente informato di come vengono utilizzate le risorse pubbliche, che in questa città si sospende la cultura a prescindere dalle decisioni governative, pregiudicando la possibilità di dare un progetto nuovo all’accesso alla cultura a Venezia”.

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