Surplus, export e record di rinnovabili. La fotografia della Puglia guardata con la lente delle produzioni energetiche conferma per questa regione un ruolo da protagonista nel Paese. Ma questo stesso territorio è chiamato ad affrontare una non facile transizione dal carbone in quel di Brindisi e a Taranto, una delle vertenze più importanti qui per la Cgil. Una transizione che secondo la confederazione deve essere accompagnata con investimenti e know-how da parte dei grandi gruppi presenti. Quello energetico è un tema centrale per Cgil e Filctem Puglia non solo per la rilevanza del settore a sostegno dello sviluppo industriale ma anche per le ricadute su sostenibilità economica, sociale e ambientale delle produzioni.

Gli ultimi dati forniti da Terna su produzione e consumo di energia elettrica in Puglia nel 2018 testimoniano il ruolo di forte produttrice ed esportatrice. Infatti a fronte di una richiesta di circa 18.325 GWh di energia, oltre 10.000 GWh di quella prodotta sono stati convogliati verso altre regioni. La produzione da eolico e fotovoltaico ammonta al 26 per cento del totale, confermando un trend di crescita delle fonti rinnovabili nel territorio. Del resto proprio per queste sue caratteristiche la Puglia è stata oggetto del primo investimento da parte di Enel, da poco completato, per la realizzazione della “smart grid”, utile per una efficace e flessibile gestione della produzione e distribuzione di energia generata da più fonti sparse nel territorio.

Vi sono specificità territoriali da affrontare: per quanto riguarda il polo energetico brindisino, con la centrale a carbone di Cerano, si è in una fase avanzata della graduale riduzione e dismissione delle attività dell’impianto, con la chiusura prevista nel 2025. Di pari passo però non procede con i tempi dovuti il processo autorizzativo per la costruzione della centrale a gas, prevista dal piano energetico e necessaria per assicurare sia la tenuta della rete di distribuzione che un’adeguata produzione di energia elettrica. Occorrono quindi certezza e velocità nei procedimenti autorizzativi. Insieme a questo bisogna impegnare Enel e non solo a implementare progetti e investimenti aggiuntivi nel territorio, oltre alla centrale a gas. Bisogna cioè assicurare la giusta transizione con tempi, modalità e interventi che tutelino e diano prospettiva al lavoro e all’economia del polo energetico industriale brindisino.

La proposta di Cgil e Filctem per governare con equilibrio questi processi è quella di una cabina di regia che tenga insieme Regione, governo nazionale, enti locali, parti sociali, aziende che operano sul territorio: da Enel a Eni, da Tap a Tempa Rossa, da Snam a Saipem. Che convogli e indirizzi investimenti nel settore e non solo: non basta la prevista centrale a gas a Brindisi, ma occorre investire nel fotovoltaico e nella produzione di idrogeno, così come nel campo della valorizzazione energetica dei rifiuti, nello sviluppo di carburante di nuova generazione, mettendo in pratica esperienze e favorendo l’economia circolare.

Inoltre, non bisogna smantellare i centri di ricerca delle aziende presenti sul territorio ma rafforzarli, affinché operino in sinergia con il sistema della ricerca universitaria pugliese. La presenza di un’importante produzione di energia elettrica, la sua collocazione nel Mediterraneo, la prossima cospicua disponibilità di gas con l’avvio della Tap, possono favorire sviluppi importanti nel campo della produzione e distribuzione di idrogeno a costi sostenibili e all’impiego di carburante green nel settore dei trasporti. Queste stesse condizioni possono essere la base per sostenere e accompagnare l’innovazione tecnologica e processi graduali e sostenibili di decarbonizzazione nei settori industriali di questa regione.