Sono ore d’attesa a Priolo, gli operai della raffineria dei russi della Lukoil quasi increduli. Un aprile così non se lo sarebbero mai aspettato. Stretti tra un virus invisibile e l’ennesima vertenza che ruota attorno agli appalti del petrolchimico siracusano. Otto operai, alle spalle un’esperienza decennale nel settore del campionamento degli idrocarburi dei serbatoi delle navi per raffinare il greggio. Un lavoro essenziale, soprattutto un lavoro pericoloso, giorno dopo giorno a stretto contatto con sostanze cancerogene.

La vicenda l’abbiamo raccontata tempo fa: quando arriva il cambio d’appalto da Ambiente Spa a Intertek gli otto lavoratori sono convinti di essere tutti riassunti, ma la trattativa è un tiramolla: prima tutti dentro, poi solo alcuni, infine nessuno. Pasqua la trascorrono senza un’occupazione. Samuele Luca, uno degli addetti coinvolti in questa ennesima vicenda di diritti traditi, si filma in un video. È commosso, la voce spezzata dalla delusione, l’orgoglio operaio nel messaggio finale con gli auguri rivolti a chi lo ha licenziato.

È una testimonianza che fa il giro della rete, che insieme alla determinazione dei sindacalisti che rappresentano questo gruppo di lavoratori spinge la prefettura a intervenire. E così oggi quello che una settimana fa sembrava impossibile potrebbe realizzarsi. Alla fine gli otto lavoratori hanno ottenuto una convocazione da parte della Regione. Sarà un tavolo a distanza, una videoconferenza che di fatto, però, riapre una trattativa che pareva essere ormai chiusa nel peggiore dei modi.

Prima di essere cancellati con un tratto di penna, Samuele e i suoi colleghi lavoravano fino a sedici ore al giorno. Adesso, poche settimane dopo, lottano per non finire disoccupati. E una tappa decisiva di questa lotta sarà proprio alle 11 e 30 di questa mattina. Sono determinati a restare uniti, lo hanno sempre fatto non smetteranno ora: la soluzione deve essere collettiva. “Nessuno deve rimanere fuori” – hanno ripetuto in un’assemblea online. Sono anche disposti a lavorare meno per lavorare tutti. Ma tutti dovranno essere riassunti. 

“La speranza – ci dice Alessandro Vasquez della Filcams Cgil di Siracusa prima dell’incontro – è che la prefettura sia intervenuta sia con l’azienda che con la Lukoil per scongiurare questo disastro”. Perché perdere il lavoro a quasi cinquant’anni in Sicilia ai tempi del Covid-19 è un cataclisma. Una sciagura che si abbatte sulle famiglie senza possibilità d’appello.

È un caso emblematico quello del cambio appalto Ambiente spa – Intertek ed è, purtroppo, una storia che si ripete come sottolinea anche il segretario nazionale della Cgil Giuseppe Massafra: “Ancora una volta, nel settore degli appalti emergono le peggiori contraddizioni, perché il peso economico si scarica lungo la catena: stipendi più bassi, orari massacranti, situazioni di ricatto costante, senza considerare che, in questa vicenda specifica, le contraddizioni potrebbero peggiorare a causa dell’emergenza sanitaria. La fase di ripresa rischia di essere complicata e appesantire contesti già difficili, o peggio diventare l’alibi per un ulteriore abbassamento delle tutele dei lavoratori. Questo è inaccettabile e va contrastato non richiamando solo le imprese alle loro responsabilità, ma anche le istituzioni”.

E allora questa mattina, in quel tavolo a distanza tra Regione, imprese e sindacati, le istituzioni hanno un dovere: difendere il lavoro. La strada è una sola: fare in modo che Samuele Luca e i suoi sette compagni rientrino tutti in raffineria, nessuno escluso. Per farlo magari servirà trattare a muso duro con l’azienda. E forse chissà scomodare i committenti della Lukoil che per ora restano comodamente a guardare.