Per il superamento della crisi; per la rinascita della Regione; per rimettere al centro il lavoro; per ricostruire un tessuto sociale ed economico importante; per un nuovo modello di sviluppo. Queste sono solo alcune delle tante risposte che il sindacato dell'Umbria attende dai vari candidati della contesa elettorale del 27 ottobre, oggetto dell'intervista di oggi a RadioArticolo1 del segretario regionale Cgil Vincenzo Sgalla.

“Dobbiamo tornare a essere un luogo attrattivo e non più un territorio che espelle i giovani – ha esordito il numero uno della Cgil umbra –. Rispetto al 2008 abbiamo perso quindici punti di Pil, ma sono convinto delle nostre grandi potenzialità per ricreare le condizioni economiche, politiche e sociali per la ripresa. Una terra compatibilmente ambientale e straordinariamente pulita, punto centrale attorno a cui costruire un diverso modello produttivo. Una regione che ha fatto dell'agricoltura un settore d'eccellenza, con i suoi prodotti – penso all'olio, al vino –, per non parlare della cultura, dei suoi borghi e città – mi riferisco ad Assisi, Orvieto, Spoleto –, e senza dimenticare la vocazione industriale – vedi le Acciaierie di Terni e le aziende chimiche –. Ma la nostra terra è anche luogo di coesione sociale, per la qualità di sanità e welfare, che oggi andrebbero opportunamente rilanciati, alla luce dell'introduzione delle nuove tecnologie. Senza dimenticare l'aspetto legato all'accoglienza, con l'università di Perugia, da sempre approdo per stranieri provenienti da ogni parte del mondo”.

“Perciò, a tre settimane dalle elezioni regionali, abbiamo voluto sottoporre all'attenzione dei candidati dieci domande molto puntuali e molto precise, da cui ci aspettiamo dieci risposte altrettanto esaustive e meticolose. La prima, ovviamente, parla di lavoro e delle risorse pubbliche da spendere nei prossimi cinque anni per lo sviluppo del territorio. Nel settennato precedente sono arrivati un miliardo e 600 milioni tra Isr, fondo agricolo e Fes, ma già sappiamo che nella programmazione 2021-27 arriveranno certamente più risorse, perchè l'Unione europea, a seguito della nostra retrocessione, aumenterà i fondi, destinati soprattutto alle infrastrutture, e in particolare al potenziamento della E45, la maggiore via d'accesso, al momento parzialmente chiusa, che rappresenta il vero deficit economico e sociale, creando disagi quotidiani ai residenti e anche a chi arriva da lontano”, ha proseguito Sgalla.

“L'altra priorità è una legge sugli appalti regionali, considerando che l'85% degli appalti dell'ultima legislatura sono stati assegnati con la regola del massimo ribasso. Questo significa che hanno portato con sé la destrutturazione del lavoro, maggiori rischi per la sicurezza dei lavoratori e qualche complicazione sul fronte della legalità. E i risultati si sono visti: fra le regioni siamo diventati il fanalino di coda dal lato economico, viceversa capeggiamo la classifica degli incidenti sul lavoro, con tredici morti nei primi sette mesi di quest'anno. Assieme alle istituzioni, stiamo predisponendo un protocollo regionale per aumentare i controlli sotto il profilo della salute e della sicurezza sul lavoro. E vorremmo far partire una grande campagna di comunicazione, facendo l'accordo con il Miur a partire dalle scuole. Questa è una piaga che può e deve essere debellata al più presto”, ha continuato il dirigente sindacale.

Innovazione, ha sottolineato Sgalla, “è una parola fondamentale per il nostro territorio. L'1,2% delle aziende umbre – che però producono il 40% del proprio fatturato – ne hanno fatto il leit motiv del loro successo imprenditoriale. E forse noi sindacati dovremmo interloquire di più con le loro associazioni datoriali e con le multinazionali per capire quali potenzialità attorno all'innovazione si possono creare. Poi, è evidente, ci vuole un piano di formazione regionale, soprattutto di fronte all'emorragia di giovani che se ne vanno, di fronte alle poche prospettive di lavoro, per di più quasi tutto precario”.

“Infine, abbiamo lanciato un Sos sul fronte della sanità e del welfare, per la carenza di un migliaio di medici a fine anno e tantissimi infermieri, anche in virtù di ‘Quota 100’. Serve un piano di assunzioni, serve tutelare il Servizio sanitario regionale, con presìdi medici nelle zone interne più isolate e difficilmente raggiungibili, ristabilire un rapporto virtuoso di vera specializzazione con la facoltà di medicina dell'università di Perugia, soprattutto di fronte alla recente ‘sanitopoli’, che ha mandato in fibrillazione tutto il sistema, anche dal punto di vista dei nostri dipendenti, dei nostri iscritti, dei cittadini, per tornare a quella meritocrazia e legalità di cui l'Umbria si è vantata per anni”, ha concluso il sindacalista.