Carico di armi nel porto di Genova: arriva lo stop. Importante successo della lotta di questi giorni. Oggi (20 giugno) dopo lo sciopero dei lavoratori portuali,  due ordini del giorno votati all’unanimità da parte del Consiglio regionale ligure e del Consiglio comunale di Genova (che chiedevano un intervento delle istituzioni a livello nazionale relativo alla guerra in Yemen, richiamando la legge 185 del 1990, la posizione comune 2008/944/Pesc del Consiglio dell’Unione Europea), la risoluzione del 3/10/2018 del Parlamento Europeo, e delle pressioni dell’associazionismo, finalmente l’Agenzia Marittima ha comunicato che non si procederà all’imbarco degli otto generatori in attesa nel terminal genovese classificati ad uso militare.

"Filt e Cgil Genova e Liguria in queste settimane hanno sostenuto la richiesta di dare un segnale da parte del mondo del lavoro rispetto a una delle vicende più drammatiche del nostro tempo: la guerra in Yemen. Hanno così deciso di proclamare l’astensione dal lavoro nei porti genovesi e liguri perché non si procedesse con l'imbarco di materiale bellico impiegato in operazioni definite dalle Nazioni Unite 'crimini di guerra', che hanno provocato oltre 10 mila morti e che hanno ridotto più di 22 milioni di persone a dover dipendere per la propria sopravvivenza dagli aiuti umanitari", si legge in una nota di Igor Magni, Federico Vesigna, Enrico Poggi e Laura Andrei (segretari generali di Cgil Genova e Liguria e Filt Genova e Liguria).

"La Cgil è quindi in campo a tutti i suoi livelli, nazionale e territoriale, confederale e di categoria, perché il Governo dia seguito agli impegni già assunti dagli altri Stati europei per vietare i traffici di armi verso la guerra in Yemen. Chi intende strumentalizzare questa posizione, millantando che così il sindacato non tutelerebbe i lavoratori del Porto e quelli delle molte fabbriche dell’industria della difesa presenti nella nostra regione, non fa un buon servizio né al Paese, né alla Regione Liguria e nemmeno a sé stesso", continua la nota.

"La Cgil è in campo, senza remore, per rivendicare un lavoro sicuro e dignitoso, in ogni ambito, e non è motivo di imbarazzo la presenza sul nostro territorio di un'industria della difesa ad alta innovazione tecnologica, che non può essere confusa con i mercanti di morte in operazioni belliche definite crimini di guerra dalle Nazioni Unite", aggiungono i sindacalisti.

"Anche per questo, ieri, il direttivo regionale della Cgil Liguria ha votato all’unanimità un ordine del giorno a sostegno delle iniziative dei portuali, contro l’imbarco di materiale bellico destinato allo Yemen, e da questo territorio continuerà a lavorare perché il Governo espliciti una chiara assunzione di responsabilità che vieti l’invio di armi in paesi dove gli organismi internazionali hanno denunciato crimini di guerra", termina il comunicato.