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170 miliardi dagli stati membri e 30 miliardi dai fondi comunitari, per un totale di 200 miliardi. Questa l’entità del piano di stimolo all’economia approvato dalla Commissione europea il 26 novembre. Il pacchetto approvato è quindi superiore rispetto alla previsioni iniziali, e comporta uno sforzo (da parte di ciascuno dei 27 stati) pari all'1,5% del Prodotto interno lordo. Presentando il piano in una conferenza stampa, il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha detto che “non sarà il pessimismo a farci risolvere la situazione”. Barroso ha quindi invitato “gli stati membri ad attuare il programma che abbiamo presentato”.
Il grosso del pacchetto dovrebbe entrare in vigore all’inizio del 2009. Un “secondo tempo” di misure è previsto invece a partire dal 2010. Dei 30 miliardi stanziati dalla Ue, 14,4 verranno dal bilancio comunitario e altri 15,6 dalla Banca europea degli investimenti (Bei), che stanzierà un importo analogo anche nel 2010.
4 miliardi per le auto verdi
E' proprio con i fondi della Bei, ha spiegato Barroso, che la Ue intende aiutare il settore dell'automobile, ma solo per incentivare veicoli 'puliti', tecnologie 'verdi' ed efficienza energetica. La Commissione mette in cantiere 4 miliardi di euro per il settore. La Bei finanzierà attraverso prestiti i costruttori e i loro indotti, sovvenzionando soprattutto le tecnologie che migliorano sicurezza ed ecocompatibilità delle auto.
La Ue coordinerà gli stati membri nelle misure che prenderanno per affrontare la crisi economica. Ma le misure – ha spiegato sempre Barroso - ”non devono essere identiche”: “coordinamento non vuol dire uniformità”, perché le situazioni fra i vari stati membri variano molto fra di loro.
Il pacchetto approvato dalla Commissione – ha detto Barroso - stimola bilanci e investimenti “in alcuni settori con compatibilità per gli investimenti a breve tempo e risposte a lungo termine, nel quadro della Strategia di Lisbona e del patto di stabilità. Se daremo una risposta rapida, questa crisi può diventare una opportunità per l'economia del Ventunesimo secolo a basso consumo di carbonio ed efficacia energetica".
Iva, no a tagli generalizzati
"Siamo contrari - ha proseguito il presidente Ue - a un taglio generalizzato dell'Iva a livello europeo, ma ciò non toglie che ogni singolo stato può decidere una riduzione delle imposte per far accelerare la domanda"
Tra le misure suggerite nel pacchetto, rientrano l’accelerazione di fondi europei di investimento, anche per particolari aree e regioni, incentivi fiscali per programmi energetici, riduzione della tassazione sul lavoro e sulle imprese, sostegno ai settori in difficoltà come quello automobilistico e delle costruzioni, interventi per infrastrutture, ricerca e sviluppo, semplificazioni per le aziende. Gli interventi immediati suggeriti dalla Commissione mirano a far ripartire la domanda e i consumi, e a proteggere i posti di lavoro. Le misure a lungo termine hanno l’obiettivo di rilanciare la crescita economica.
No a modifiche del Patto di stabilità
Per quanto riguarda il Patto di stabilità, nessuna modifica ma sicuramente margini di elasticità in più. Restano valide, dunque, le norme che vincolano gli stati a non superare la soglia di deficit del 3% rispetto al prodotto interno lordo. Ma, come ha spiegato il commissario europeo agli Affari economici e monetari Joaquin Almunia, agli Stati membri sarà concesso uno sforamento, 'però restando vicini a questa soglia, il che vuol dire solo pochi decimi, e per un periodo ridotto, dunque non oltre un anno'. Almunia ha sottolineato che 'il Patto di stabilita' e crescita non sara' messo tra parentesi'.
Anche Barroso ha spiegato che non ci saranno modifiche al Patto di stabilità e crescita, perché in gioco “è la credibilità dell'euro”. "Non prevediamo alcuna flessibilità aggiuntiva - ha detto Barroso-. Il Patto prevede già flessibilità. E' vero che siamo in una situazione eccezionale, e per questo utilizzeremo il massimo della flessibilità che il Patto già prevede".
Una risposta immediata, quella di Barroso, al cancelliere tedesco Angela Merkel e al presidente francese Nicolas Sarkozy, che hanno chiesto un temporaneo allentamento dei criteri di Maastricht, proprio per consentire ai paesi membri di fronteggiare la crisi economica e finanziaria.
Il piano approderà prima sul tavolo dei ministri finanziari europei (nelle riunioni di Eurogruppo ed Ecofin, l'1 e il 2 dicembre) e poi su quello dei leader europei l'11 e il 12 dicembre, in occasione dell'ultimo vertice dell'anno sotto della presidenza francese.
Solo dopo quella data si vedrà il risultato politico della trattativa in corso, seppure in modo non ufficiale, tra Bruxelles e i principali governi nazionali. Non solo riguardo alla flessibilità dei parametri, ma anche sull’apporto degli stati al pacchetto Ue. La Gran Bretagna, infatti, ha già stanziato 20 miliardi di sterline contro la recessione e la crisi finanziaria. La Francia ha in cantiere un pacchetto da 19 miliardi di euro. La Germania sta varando investimenti nell’ordine di 35 miliardi di euro. A chi gli chiedeva lumi sul coordinamento tra queste iniziative e quelle di Bruxelles, Barroso ha risposto: "Noi abbiamo fatto la nostra proposta, ora la discuteremo con gli Stati, ma ci sembra la migliore possibile, il nostro è un piano realistico che può avere risultati concreti".