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All'indomani del Consiglio europeo a Bruxelles, la Confederazione europea dei sindacati (Ces/Etuc) lancia un duro atto d’accusa: i governi nazionali stanno sostenendo politiche che rischiano di indebolire i loro stessi sistemi di diritto del lavoro. È quanto emerge dalla decisione dei capi di Stato e di governo di dare il via libera a due nuove strategie della Commissione europea: la Single Market Strategy e la Start-up Strategy.
Entrambe le iniziative, accolte con favore dal vertice europeo, includono la proposta di introdurre un cosiddetto “28° regime”: un sistema parallelo che consentirebbe ad alcune imprese, in particolare le start-up, di aggirare le leggi sul lavoro dei singoli Stati e operare invece secondo standard europei minimi. Un cambiamento che, secondo la Ces, aprirebbe la strada a un pericoloso dumping sociale.
Esther Lynch (Ces): “Un regalo ai ricchi, una minaccia per i lavoratori”
“Così i governi si scavano la fossa da soli”, ha commentato Esther Lynch, segretaria generale della Ces. “Includere il diritto del lavoro in un 28° regime significa dare ai miliardari della tecnologia la possibilità di ignorare salari equi, tutele e contratti collettivi conquistati in decenni di lotte sindacali”.
Per i lavoratori europei, secondo Lynch, ciò si tradurrebbe in stipendi più bassi, meno giorni di riposo, precarietà crescente. Un modello che assomiglia fin troppo a quello americano, fatto di “pochi diritti e tante disuguaglianze”. E che rappresenta, nelle parole della Ces, una resa senza condizioni al mercato.
“Difendere il modello sociale europeo”
La Confederazione europea dei sindacati, che rappresenta 45 milioni di lavoratori in 41 Paesi, invita i leader dell’Unione a fare marcia indietro e a investire invece in un’economia fondata su alta formazione, diritti forti e salari dignitosi. “Le economie europee più competitive lo dimostrano: non si cresce tagliando diritti, ma investendo in qualità”, ha dichiarato Lynch.
Un appello alla mobilitazione
La Ces promette battaglia. Dopo aver denunciato il rischio di uno scivolamento verso una “giungla normativa” a vantaggio solo delle grandi multinazionali, l’organizzazione sindacale annuncia una campagna di mobilitazione a livello europeo per difendere il modello sociale e impedire che si istituzionalizzi un doppio binario nel mondo del lavoro.
Per il sindacato europeo, la partita è decisiva: difendere il lavoro significa difendere la democrazia e il progetto stesso dell’Unione Europea.