A New York, nella sede delle Nazioni unite, è in corso la seconda Conferenza degli Stati, parti del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw), la prima norma internazionale che mette completamente al bando questi ordigni. L’obiettivo è quello di “esaminare i progressi compiuti nell’attuazione del Trattato dopo la prima conferenza di Vienna e concordare azioni per rafforzarlo ulteriormente”, come spiegano in un comunicato Rete Pace Disarmo e Senzatomica impegnati nella campagna ‘Italia, ripensaci’. 

In una pausa dei lavori il portavoce di Rpd, Francesco Vignarca, ci racconta che gli Stati membri hanno lavorato tra una conferenza e l’altra e che l’appuntamento di questi giorni è un momento importante per fare il punto della situazione, anche perché la Presidenza di turno messicana ha lavorato bene per mettere in fila tutta una serie di temi. Al momento inaugurale hanno parlato gli Stati, i rappresentanti delle popolazioni colpite, a partire dai giapponesi, oltre all’alto rappresentante dell’Onu per il disarmo, Izumi Nakamitsue, e la direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (Icam), Melissa Park.

L’assenza italiana

Vignarca spiega quindi la questione italiana: “Noi siamo qui a rappresentare l’Italia come società civile e anche il Parlamento, con la presenza dell’onorevole Laura Boldrini, ma è un vero peccato che non ci siano rappresentanti del governo. Questo, anche a causa delle nuove grandi minacce nucleari che vengono dalla Russia con la guerra in Ucraina e da Israele con gli attacchi a Gaza, è il luogo in cui discutono coloro che si riconoscono nell’idea del disarmo nucleare.

L’Italia ha però deciso di non partecipare, nonostante gli Stati membri, già al momento della sottoscrizione del trattato, abbiano affermato la volontà di non costituire un club esclusivo e di vedere di buon occhio la presenza di Stati osservatori, compresi quelli che sono sotto l’ombrello delle potenze nucleari come l’Italia con la Nato e le sue circa 40 testate americane sul suo territorio. L’Italia e la Nato dicono di volere un mondo libero dalle armi nucleari, ma non sono convinte che la proibizione completa sia la strada gusta, propendendo per un trattato di non proliferazione. Questo però non dovrebbe impedire di venire e discutere su quale strada intraprendere”.

La strada da intraprendere

Sono invece presenti altri Paesi che non hanno firmato il trattato, come Germania, Belgio e Norvegia, tutti appartenenti alla Nato: “Sono qui a cercare di capire quale percorso comune portare avanti. Noi speravamo nella presenza italiana, anche perché a luglio era votata all’unanimità una risoluzione in commissione Esteri della Camera che invitava il governo a riflettere sulla possibilità di presenziare. Purtroppo la riflessione non è stata fatta per apatia, mancanza di coraggio e di vera consapevolezza della propria posizione. Se si è sicuri, non si hanno problemi a discuterne con altri. Invece è andata così”.

Una delegazione della campagna “Italia, ripensaci” insieme con Boldrini ha incontrato il rappresentante permanente italiano presso le Nazioni unite, l'ambasciatore Maurizio Massari con l'obiettivo "di riportare anche a livello diplomatico le motivazioni, purtroppo non ascoltate dal governo, per cui era stata richiesta una presenza dell’Italia come osservatore alla Conferenza”.

Durante il confronto la delegazione ha avuto la possibilità di "sottolineare non solamente l’importanza di sollecitare un protagonismo dell’Italia sul tema del disarmo nucleare globale (da tempo rivendicato come obiettivo da parte del nostro Paese) – si legge in una nota –, ma soprattutto la necessità di concretizzare passi di avvicinamento ai contenuti del Trattato, in particolare nell’ambito dell’assistenza alle popolazioni vittime di armi e test nucleari e ai rimedi per gli ambienti contaminati dallo sviluppo degli arsenali nucleari”.