Si tiene oggi, 21 giugno, alle 14.00, la manifestazione nazionale “Stop Rearm Europe - No guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo”. Partenza a Roma alle 14 da Porta San Paolo (Piazzale Ostiense). Una mobilitazione in vista del vertice Nato del 2025 che si terrà all'Aja dal 25 al 27 giugno per ridefinire le politiche militari dei componenti il Patto atlantico e proporre all’Italia e all`Ue di aumentare le spese per il riarmo fino al 5%. 

A organizzare la mobilitazione, che ha già raccolto l’adesione di 400 organizzazioni sociali e politiche, sono i promotori italiani della Campagna europea Stop Rearm Europe, Arci, Ferma il Riarmo (Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Fondazione Perugia Assisi, Greenpeace Italia), Attac e Transform Italia. 

“Chiediamo con forza che l’Unione Europea e il Governo Meloni – scrivono in una nota – interrompano ogni tipo di relazione con Israele, in primis la vendita d’armi, per dare un segnale chiaro e inequivocabile a tutta la Nazione e all’intera Comunità internazionale che l’Italia non vuole essere più complice”.

Anche la Cgil nazionale rende nota la sua adesione, sottolineando che “L’appuntamento di mobilitazione risulta ancora più importante anche alla luce degli ultimi avvenimenti in Medio Oriente tra Israele e Iran, che rischiano di allargare lo scenario di guerra sul piano mondiale; dell’assedio e del massacro che continua nella striscia di Gaza, e di una guerra della quale si continua a non vedere fine in Ucraina”.

Francesco Vignarca, coordinatore della Rete pace e disarmo, spiega ai nostri microfoni: “Siamo parte della campagna globale e ora è fondamentale avere anche una dimensione europea con tutti questi piani di riarmo, per questo è partita Stop Army Europe con lo scopo di stimolare tutte le campagne nazionali affinché si mobilitassero nella settimana che precede il summit della Nato. Il 21 giugno chiederemo una riduzione delle spese militari, uno stop al riarmo e soprattutto di quello a sostegno alle politiche di militarizzazione che poi portano ai conflitti alle guerre, in particolare quelle in corso”.

Se fino a poco tempo fa il dibattito era arrivare al 2% della spesa militare rispetto al Pil, “adesso alzeranno la posta – prosegue -, proprio perché questo è un feticcio, non è una vera richiesta militare e non ha nessun senso di base, ma serve solo per spingere alle paure che vengono iniettate nelle popolazioni. L’Italia ha raggunto il 2% solo con dei trucchi contabili, perché in realtà i soldi non ci sono e lo stesso Fondo monetario internazionale ha detto che, se si dovranno alzare le spese militari, si dovrà tagliare di conseguenza il welfare”.

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È probabile che il 5% a cui anelano anche gli stessi Stati Uniti, non sarà accettato perché la spesa diverrebbe enorme e Vignarca ci spiega che probabilmente ci sarà uno spacchettamento, vale a dire “un 3,5% di spesa militare diretta e in un 1,5% in spesa cosiddetta per la sicurezza, dove far convergere tutto. Sembra addirittura che il governo Meloni voglia metterci il ponte sullo stretto di Messina come spesa sicurezza complessiva”.

Ancora una volta si certifica come queste richieste siano insensate “non solo dal punto di vista dei pacifisti, ma anche dal punto di vista del senso comune, perché hanno come unico obiettivo quello di aumentare le risorse a disposizione di chi lucra sulla guerra. È uno stimolo indotto”. 

Il coordinatore della Rete pace e disarmo insiste sulla necessità di informare i cittadini su quella che definisce una follia insensata per evitare che si convincano della necessità di armarsi impauriti dalla propaganda di amministrazioni guerrafondaie che rispondo ai big del commercio di armi: “O si arriverà a una consapevolezza che farà montare la pressione per evitare l’escalation bellica, oppure, purtroppo, potrebbe prevalere l'idea della paura che porta a decisioni stupide e fortemente pericolose”. 

Dunque, tutti in piazza a Roma dove si parte da Porta San Paolo per arrivare al Colosseo dove è previsto un flash mob: tutti i partecipanti saranno invitati a stendersi per terra con un sudario accompagnati dalla registrazione dei bombardamenti su Gaza, per rendere visibile, con i nostri corpi, il genocidio ancora in atto del popolo palestinese e la morte e la devastazione che portano tutte le guerre.