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“La situazione è catastrofica. È orribile. È al di là di ogni descrizione. È un bombardamento incessante, con fame, con sete, con il crollo, il danneggiamento e la distruzione anche delle strutture sanitarie. Le persone non vengono uccise solo con i bombardamenti, vengono uccise con la fame. Vengono uccise mentre sono alla ricerca di cibo. Vengono sfollati da un luogo all’altro per cercare un posto sicuro, dove non c’è nessun posto sicuro a Gaza”.
Riham Jafari, coordinatrice per l’advocacy e la comunicazione di ActionAid Palestina, inizia così a risponderci quando le chiediamo un aggiornamento sulla situazione umanitaria a Gaza.
Tre piazze per dire “fermatevi”
Un dramma collettivo che sta spingendo molti cittadini italiani a scendere in piazza con una serie di manifestazioni piuttosto serrata. Si parte oggi, sabato 7 giugno, con il corteo nazionale a Roma organizzato dalle opposizioni parlamentari, per poi continuare domenica 15 con la Marcia nazionale da Marzabotto a Monte Sole, promossa dal Comitato regionale per le onoranze ai caduti di Marzabotto, dal Comune, dall’Anpi e da una serie di associazioni e reti pacifiste alle quali aderisce anche la Cgil, e quindi con Stop Rearm Europe, il 21 giugno a Roma, promossa da Arci, Ferma il Riarmo, Attac e Transform Italia.
Annientati per fame
Jafari, contattata da noi mentre si trova a Betlemme, ci ricorda che il blocco degli aiuti umanitari a Gaza è stato imposto da Israele dal 2 marzo, da oltre tre mesi, con la sola concessione di “una goccia nell’oceano” rappresentata dall’apertura delle scorse settimane. “Il nuovo meccanismo di distribuzione e la Fondazione per Gaza, che è sostenuta da Israele e dagli Stati Uniti – afferma – sono un meccanismo umiliante per i gazawi. Fino a ora è servita solo a uccidere le persone perché è una distribuzione non sicura, basata su un sistema che viola i principi umanitari e il diritto internazionale”.
Quindi prosegue: “Avete visto e tutti noi abbiamo visto come le persone sono state uccise mentre si recavano nei punti di distribuzione ed è per questo che lo smistamento si è ridotto a quattro località, mentre Gaza e il nuovo meccanismo di organizzazione delle nazioni unite hanno più di 400 punti di distribuzione del cibo”.
La coordinatrice di Action Aid Palestina ci conferma che a Gaza manca tutto: “La gente non consuma pasti per tre o quattro giorni. Hanno giusto un po' di pasta e talvolta la usano per fare il pane. Tutti i generi alimentari, ma non solamente, sono esauriti e i nostri camion di aiuti stanno aspettando ad Al-Arish di potere accedere. Non c'è acqua pulita, le malattie si diffondono sempre più, soprattutto quelle respiratorie, le donne incinte devono affrontare alti tassi di aborti spontanei a causa della malnutrizione e della fame. Le neomamme non possono allattare i loro bambini perché non si possono nutrire. Gaza ha bisogno ogni giorno di 1.500 camion di aiuti e Israele permette l’ingresso a meno del 10% di questo numero, usando così il cibo come arma di guerra.
Un test morale per l’umanità
Ancora una volta la testimonianza di chi è impegnato sul fronte umanitario ci conferma che “Israele sta facendo di tutto a Gaza, uccidendo, distruggendo case, sfollando persone, affamandole e impedendo il reperimento di tutti gli elementi di sopravvivenza. Vi faccio un esempio. La gente usa i pannelli solari per generare elettricità o, per esempio, per ricaricare i cellulari e alcuni ospedali li usano per generare elettricità per gli impianti medici o quelli idrici. Quindi Israele distrugge questi pannelli solari bombardandoli, come per altro fanno anche con gli ospedali”.
I bisogni di Gaza non sono solamente alimentari, perché c’è bisogno anche di combustibile, che invece non è disponibile, per le panetterie, le cucine comunitarie, gli ospedali, le reti idriche. “Senza contare – aggiunge Jafari – che le persone vengono sfollate senza trovare una tenda sotto la quale ripararsi. Quindi, i cittadini europei hanno il dovere morale, che viene dalla loro storia morale, di chiedere ai loro governi di esercitare tutte le pressioni possibili per fermare questa guerra e porvi fine. Gaza è un test morale per tutta l'umanità”.
Aprire gli occhi, informare e mobilitarsi
Quello che Riham Jafari lancia è un vero e proprio appello: “Tutto il mondo deve fermare questa guerra. Il popolo sta soffrendo. Potete immaginare la situazione:la gente è disperata perché non ha più niente; bambini, donne, uomini vorrebbero poter dormire una notte senza esplosioni, senza il rumore dei razzi, come anche trovare acqua limpida, che è diventato un sogno. Le donne e le ragazze di Gaza non riescono a trovare gli strumenti igienici perché il blocco nn consente l’approvvigionamento e, se sono disponibili al mercato, hanno prezzi elevati”.
Jafari ci saluta ringraziando tutti coloro che cercano di informare i cittadini e le cittadine che non sempre hanno facilità a reperire notizie sull’atroce realtà che stanno vivendo i gazawi: “Dovete assicurarvi che vostre parole contino, perché ogni azione conta. Fate il vostro dovere. Credetemi, significa molto per la gente di Gaza sapere che le persone in Europa e in altri Paesi continuano a parlare di quando sta accadendo. Questo è ciò che possiamo fare come popolo nel mondo”.