Le notizie di droni presumibilmente russi che sorvolano i cieli europei e caccia da guerra russi sfrecciati ai confini dei Paesi Ue si sono moltiplicate negli ultimi giorni. Le notizie sono arrivate da Polonia, Romania, Danimarca. Le ultime in ordine di tempo sono il Kosovo che denuncia voli di droni serbi al nord e il presidente ucraino, Vlodomir Zelensky, che afferma: "L'esercito ucraino ha registrato l'ingresso di droni da ricognizione nel nostro spazio aereo, e si tratta probabilmente di droni ungheresi". 

Al di là delle ultime notizie, è comunque in atto un allarme tra i Paesi Nato in Europa, benché in alcuni casi si stia ancora determinando la provenienza dei droni. “C’è un intensificarsi di provocazioni russe che non sono esattamente attacchi, atti di aggressione aperti, ma una sorta di zona grigia nella quale sta giocando Mosca – ci dice Eleonora Tafuro Ambrosetti, ricercatrice presso il Centro Russia, Caucaso e Asia Centrale dell'Ispi”.

“I droni – spiega la ricercatrice - violano lo spazio aereo e questa è comunque una provocazione grave. Lo stesso quando si tratta di jet. In questo modo, però, la Russia sta tentando di raggiungere diversi obiettivi: innanzitutto acquisire informazioni su come la Nato gestisce e reagisce a queste provocazioni. Prende nota dei Paesi membri che sono più pronti a reagire e quelli che invece hanno più riserve per sfruttare queste divisioni eventualmente presenti all'interno della coalizione".

Si è anche aperta la discussione su cosa la Nato dovrebbe fare se un jet russo violasse di nuovo lo spazio aereo. Tafuro ricorda: “Si parla del precedente turco del 2015, quando è stato abbattuto un jet russo, ma è un esempio non pertinente per i rapporti che allora intercorrevano tra Russia e Turchia e per il periodo storico che era diverso.

Quindi ora si può sicuramente essere a favore o contro l'abbattimento di jet russi, ma rimane il fatto che Mosca sta giocando sulla cautela occidentale. Poi è anche vero, per esempio, che i detriti che hanno danneggiato le abitazioni in Polonia sono state la conseguenza della reazione Nato e non dei droni russi”.

Amici o contendenti?

Un’altra cosa che non risulta chiara è quali siano i rapporti tra il presidente statunitense, Donald Trump, e quello russo, Vladimir Putin, visto che il primo ha dichiarato più volte, in modo paternalistico, di essere rimasto deluso dal secondo e talvolta sembra alzare la voce, ma poi, in concreto, non intraprende mai atti decisivi.

VLADIMIR PUTIN PRESIDENTE RUSSIA DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
VLADIMIR PUTIN PRESIDENTE RUSSIA DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
VLADIMIR PUTIN PRESIDENTE RUSSIA DONALD TRUMP PRESIDENTE USA (IMAGOECONOMICA)

“Certo che la loro relazione non è per nulla chiara. Poi abbondano anche le teorie del complotto secondo le quali i russi avrebbero dei file compromettenti che riguardano Trump e che quindi che lo tengano un po' sotto scacco, ma questo appartiene all’ambito delle teorie del complotto. Certo è che Putin e Trump hanno rotto il ghiaccio per quanto riguarda le relazioni diplomatiche, ma sicuramente Putin non ha dato a Trump quello che voleva, vale a dire una vittoria rispetto dichiarazioni del presidente statunitense, anche pre-elettorali, sul suo potere pacificatorio per il conflitto in Ucraina.

Lo stesso vale per il conflitto Armenia-Azerbaijan, che lui dice di aver risolto: è una fandonia assurda. I leader dei due Paesi si sono incontrati a Washington, ma non hanno firmato l'accordo di pace, sul quale si erano in realtà già accordati a marzo. Hanno firmato accordi bilaterali con gli Stati Uniti e una dichiarazione secondo la quale continueranno a cercare la pace”.

È evidente che ora i rapporti tra Trump e Putin si siano incrinati e che, almeno a livello retorico, Trump sia ‘arrabbiato’ con Putin, “ma, se a quelle parole che ha espresso anche alle Nazioni Unite, non seguono i fatti, non seguono delle sanzioni, non seguono le tariffe che ha tanto minacciato contro la Russia, allora siamo proprio di fronte a una pantomima".

Cosa ne pensano i russi?

Di quello statunitense abbiamo notizie, il popolo russo, invece, è stato derubricato nell’agenda dell’informazione. “È sempre più difficile entrare nel mondo della popolazione russa, – dice la ricercatrice Ispi – e fidarsi dei sondaggi che continuano a mostrare una persistente popolarità di Putin e un sostegno alla guerra. In un Paese quasi totalitario, non più solamente autoritario, è difficile accreditare come veritieri tutti i dati, anche quelli economici, che sono resi pubblici da Mosca”.

Tafuro ci fa sapere che “al momento in Russia c’è una enorme crisi demografica, i morti superano le nascite di circa 600 mila unità e questo è chiaramente l'effetto della guerra, al quale si aggiunge ancora quello della pandemia da Covid19, però l'agenzia demografica statale russa ha smesso di pubblicare i dati”.

In ogni caso, anche riuscire a capire direttamente dalla popolazione in quali condizioni vive è arduo: “In un contesto di repressione politica le persone ci pensano due volte a esprimere dissenso, anche se in un contesto di sondaggio. Me lo hanno riferito anche colleghi che ci sono stati molto di recente: i cittadini vivono in un clima di paura”.