Centinaia di organizzazioni e movimenti sociali cileni, raggruppati sotto la sigla di Unidad Social, hanno indetto uno sciopero generale nazionale per mercoledì 23 ottobre e giovedì 24 ottobre. Tra i promotori della protesta contro lo stato di emergenza dichiarato dal presidente del Cile Sebastián Piñera c’è anche la confederazione sindacale cilena Cut.

Il Cile si è svegliato – si legge nel comunicato ufficiale della Unidad Social –. Milioni di cileni si sono mobilitati per esprimere la loro indignazione e il rifiuto delle strutture dell'attuale modello neoliberale. Dichiarando lo stato di emergenza, Sebastián Piñera ha approfondito una crisi sociale e di governabilità senza precedenti nella storia del Cile”.

Lo sciopero indetto dalle sigle si concentrerà principalmente a Santiago, la capitale del Cile, dove un corteo partirà da Plaza Italia. Nelle altre regioni del paese “ciascuna struttura locale di Unidad Social definirà le sue iniziative”. Giovedì 24 l'attività si concentrerà in “manifestazioni territoriali in tutti gli angoli del nostro paese”, prosegue il documento.

Il Cile è attraversato da una vera e propria rivolta, partita dalla protesta contro l'aumento del prezzo dei trasporti, ma poi sfociata in una ribellione contro il carovita e le disuguaglianze sociali ed economiche del Paese latinoamericano. Drammatico il bilancio che al momento è di 15 morti e 2.643 feriti, con oltre 1.500 arresti.

Con questa mobilitazione Unidad Social chiede l'immediata abrogazione dello stato di emergenza e il ritorno dei militari alle loro unità e caserme. Chiediamo ai parlamentari del Senato e della Camera dei deputati di effettuare da questo momento uno sciopero legislativo e, di conseguenza, finché lo stato di emergenza dura, che non sia elaborata alcuna proposta di legge o ratifica dei trattati internazionali”.

Le sigle chiedono anche “il ritiro di tutti i disegni di legge che violano i diritti sociali, economici e culturali del popolo cileno”, dalle pensioni alla riforma fiscale, dalla legge del Sence (il Servizio nazionale di formazione e impiego) al Tpp, il partenariato Trans-Pacifico che per sindacati e associazioni non deve essere approvato.

Tra le altre richieste, “la definizione e l'attuazione di un pacchetto di misure economiche di emergenza in materia di diritti sociali per i lavoratori cileni”. L’Unidad Social chiede che sia convocata “un’Assemblea nazionale costituente che elabori in modo partecipativo un nuovo quadro strutturale della società cilena, e che apra la strada a un nuovo modello di sviluppo nazionale, che ponga fine all'attuale modello neoliberale ingiusto e arbitrario”.

Infine sindacati e associazioni chiedono le dimissioni di Piñera: “Chiunque trascini il paese in uno scontro così grave non merita di essere il presidente del Cile”.

Nel frattempo (nella sera, ora cilena, del 22 ottobre) Piñera “ha chiesto perdono” per non aver compreso la drammaticità della situazione sociale esistente in Cile, e ha annunciato una serie di proposte per “una agenda sociale di unità nazionale”. In un discorso dal Palazzo della Moneda, il presidente cileno ha promesso di voler intervenire con dieci misure sociali, molte delle quali riguardanti le pensioni, che sono fra le più basse del pianeta. Tra le altre promesse: interventi per ridurre il costo della sanità e dei farmaci, introduzione del salario minimo e creazione di un’imposta sulla ricchezza.

“Non siamo stati in grado – ha detto Piñera – di riconoscere questa situazione di disuguaglianza e abuso, che va avanti da anni e che ha generato un'espressione autentica e genuina di protesta da parte del nostro popolo”. Tra i provvedimenti più importanti c’è l'aumento immediato del 20 per cento della pensione di solidarietà, che coinvolgerà 590 mila beneficiari, e l'introduzione di un salario mensile minimo garantito di 350 mila pesos cileni, l'equivalente di poco meno di 450 euro.