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Centocinquanta ragazzi e ragazze palestinesi sono bloccati nell’inferno di Gaza. Sono assegnatari di borse di studio in Italia ma non possono partire perché fermati da beghe burocratiche che, in quel contesto, possono produrre esiti drammatici. Sono infatti in attesa del visto Schengen D che però non arriva. Questo tipo di visto è necessario non solo per arrivare in Italia, ma anche per il transito in Giordania, così da poter raggiungere l’aeroporto di Amman e poi il nostro Paese.
Società civile e una parte di quella politica si sono mobilitati. La settimana scorsa è stata presentata un’interrogazione parlamentare alla Camera da Giuseppe Provenzano e al Senato da Ilaria Cucchi ma il nostro governo continua a non fare nulla.
La Crui (la Conferenza dei rettori delle università Italiane) ha avviato il progetto Iupals (Italian Universities for Palestinian Students), in collaborazione con il ministero degli Affari esteri e della cooperazione, il ministero dell’Università e della ricerca e il Consolato generale d’Italia a Gerusalemme che prevede l’assegnazione di 97 borse di studio, distribuite tra 35 università italiane, rivolte a studenti palestinesi residenti nei territori palestinesi che desiderino intraprendere un ciclo completo di studi universitari in Italia.
L’iniziativa include anche corsi di lingua e cultura italiana, organizzati a Betlemme e Ramallah, ed è finalizzata a garantire una concreta opportunità di formazione internazionale, con un forte valore educativo, culturale.
A questi studenti se ne sono poi aggiunti molti altri di Gaza regolarmente iscritti in scuole secondarie di secondo grado, istituti professionali e università italiane grazie ad autofinanziamenti e a borse di studio sostenute da associazioni nazionali e internazionali oltre che all’impegno di comunità locali italiane.
Il punto è che a nessuno degli oltre 150 studenti palestinesi residenti a Gaza cui sono state assegnate borse di studio ha finora ottenuto il visto Schengen D per studio, e dunque a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico e accademico gli studenti di Gaza iscritti in Italia si trovano nell’impossibilità di raggiungere i propri luoghi di studio.
“Nella Striscia di Gaza il diritto universale e inalienabile allo studio di bambini e giovani palestinesi è negato da ormai quasi due anni - si legge nell’interrogazione a firma Cucchi e Provenzano -. Durante questa estate da Gaza - grazie alla cooperazione tra più Stati, che ne hanno concertato e organizzato l’evacuazione - sono usciti centinaia di studenti verso gli Stati Uniti, il Canada, il Belgio, l’Irlanda, la Francia, la Germania, i Paesi Bassi, l’Egitto, il Qatar, la Turchia, la Giordania, il Sud Africa e la Malesia”.
Nell’interrogazione si chiede anche “quali iniziative intendano intraprendere per garantire che venga esercitata sufficiente pressione a livello internazionale affinché siano riconosciuti, attivati e istituzionalizzati corridoi umanitari per gli studenti e i ricercatori palestinesi di Gaza e della West Bank, che offrano loro percorsi di evacuazione, al fine di garantire l’accesso all’istruzione e prospettive concrete per il futuro delle nuove generazioni”.
Pochi giorni fa, uno di questi studenti ha scritto una lettera accorata a Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, che inizia così: “La preghiamo, glielo imploriamo: non rimandi più la nostra evacuazione. Salvi gli studenti. Salvi il loro futuro. Salvi le loro vite”. Un appello che in un Paese civile non dovrebbe andare perso nel vuoto.