Il biglietto di auguri di fine anno è arrivato dalla Svizzera: il vostro posto di lavoro non c’è più. Martedì 30 dicembre la multinazionale elvetica Oerlikon-Riri ha annunciato (in una riunione da remoto) la chiusura dell’impianto Amom di Badia al Pino (Arezzo), con il contestuale licenziamento dei suoi 70 dipendenti.

Nel 2021 la Amom, creata dalla famiglia imprenditoriale locale Veneri, impegnata prima negli accessori e poi nella bigiotteria, fu ceduta alla Riri, un grande gruppo svizzero che si occupa di accessori metallici per la moda. Un gruppo controllato, a propria volta, della holding svizzera Oerlikon.

Nel 2024 ci furono i primi periodi di cassa integrazione. Poi, nel maggio 2025, ecco il ricorso ai contratti di solidarietà che sono serviti a mantenere un’occupazione comunque in calo, che è appunto oggi attestata a 70 unità. Il prossimo incontro tra azienda e sindacati è calendarizzato per il 14 gennaio.

Fiom Arezzo: “L’azienda ha rifiutato ogni nostra proposta”

“La Oerlikon-Riri evidentemente non ama la Toscana”, commenta il dirigente Fiom Cgil Arezzo Gianni Rialti: “Un anno e mezzo fa era stata la volta della Fcm di Campi Bisenzio, oggi tocca alla Amom. Il comportamento dell’azienda è inaccettabile. Non è possibile che una multinazionale si permetta di chiudere dalla mattina alla sera un sito produttivo e tagliare posti di lavoro. Non si può scaricare sulla pelle degli operai il prezzo di scelte industriali e finanziarie sbagliate”.

A metà dicembre si è svolto il primo incontro sulla vertenza in Regione Toscana, cui è seguito il 19 dicembre uno sciopero di tre ore. “La società – prosegue Rialti – ha rifiutato ogni proposta fatta per salvaguardare l’occupazione e rilanciare l’azienda, dimostrando un sostanziale disprezzo verso la comunità locale e le sue rappresentanze istituzionali e sindacali”.

Il dirigente Fiom così conclude: “Oggi, con cinismo e completa mancanza di sensibilità nei confronti di quelle maestranze che tanti sacrifici, in termini economici, hanno già dovuto affrontare per il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali, decide di far prevalere solo i propri interessi e le proprie logiche di profitto, gettando nella disperazione 70 famiglie”.