Da un giorno all’altro la carestia potrebbe colpire a Gaza oltre 1,1 milioni di persone, metà della popolazione, mentre ci sono bambini che stanno già morendo di fame. L’organizzazione umanitaria Oxfam lancia l’allarme e fa sapere che potrebbe arrivare a breve l’annuncio dello stato di carestia con la nuova classificazione integrata delle fasi della sicurezza alimentare. Nel rapporto di maggio la crisi totale era stata prevista per metà luglio con il 50% dell’intera popolazione alle prese con livelli catastrofici di insicurezza alimentare, nel Nord di Gaza già a maggio stesso.

In questo momento, rende noto Oxfam, oltre 1,7 milioni di persone sono stipate in un’area di 69 chilometri quadrati, meno di un quinto del territorio di Gaza. Israele non solo continua a bombardare la Striscia, ma non garantisce nemmeno il sostegno umanitario promesso a una popolazione di sfollati, dilatando i tempi per le autorizzazioni necessarie per spostare gli aiuti da un’area all’altra.

Ad aggravare il tutto anche i continui ordini di evacuazione, la chiusura del valico di Rafah, con migliaia di camion di aiuti umanitari bloccati in un ingorgo di 28 miglia in direzione della città egiziana di Arish.

I camion che entrano portano “merci del tutto inadatte per una popolazione malnutrita, come bevande energetiche non nutrienti, cioccolato e biscotti; a Deir al-Balah per potersi assicurare anche la tenda più semplice si devono pagare quasi 700 dollari e per la mancanza di spazio si è arrivati a usare il cimitero locale. Si vendono bevande alla caffeina e cioccolato a chi sta morendo di fame”.  

Oxfam sostiene che quando sarà dichiarata ufficialmente la carestia a Gaza, sarà già troppo tardi: “Allora nessuno potrà più negare le responsabilità di Israele. Impedire l’ingresso di tonnellate di cibo a una popolazione malnutrita è semplicemente disumano. Israele ha dichiarato settimane fa che avrebbe garantito pieno supporto umanitario e assistenza medica ai civili cui aveva imposto di spostarsi, ma ciò non sta accadendo e si continua ad agire nella più totale impunità. Israele è legalmente obbligato a non limitare o ritardare l'ingresso degli aiuti umanitari”.

“Ricordiamo che carestia vuol dire morir di fame – ci dice il portavoce di Oxfam Italia Paolo Pezzati –. A Gaza nord si vive con circa 240 calorie al giorno, poco più di un dodicesimo del fabbisogno di una persona. La situazione è veramente grave e in un modo inedito”.

Per Pezzati è necessario che la comunità internazionale sia efficace nell'influenzare le dinamiche belliche nella regione mediorientale e ricorda gli appelli che si sono moltiplicati dallo scorso 7 ottobre a ora, come anche alcuni sforzi delle diplomazie vicine a entrambe le parti, Israele e Hamas, “ma ancora non siamo arrivati a un risultato soddisfacente. Il problema non è solamente l'insicurezza alimentare, ma anche il livello igienico. Si vive senza acqua pulita, con fognature deboli e quindi liquami per le strade, mentre le temperature sono in aumento. Ad Al-Mawasi, vicino a Rafah, oltre 550 mila sfollati stanno sopravvivendo in condizioni disumane, dovendo condividere una latrina ogni 4.130 persone”.

È quasi inimmaginabile figurarsi il caldo estivo che colpisce un milione e settecentomila persone ammassate in un’area che è poco più grande di un quartiere di una città come Roma. “Le persone si trovano soprattutto nella zona costiera sopra Rafah – dice il portavoce di Oxfam Italia –, con una densità senza precedenti, e questo chiaramente in un contesto dove i servizi sono totalmente collassati, i corpi sono debilitati e l’ambiente diventa ideale per lo sviluppo delle epidemie”. 

Il problema sanitario può quindi esplodere da un momento all'altro: “Ci sono state alcune evidenze di epatiti, diarree – racconta Pezzati –. Può essere che la crisi epidemica sia già in circolo, ma che non lo si sappia perché non ci sono gli strumenti per individuarle. È come stare in un pagliaio con tanta gente che fuma: il rischio di incendio è quasi una certezza. A Gaza quella scintilla può arrivare da un momento all'altro e poi espandersi in altre aree del Medio Oriente”.

Oxfam rilancia perciò un appello urgente alla comunità internazionale e alle parti in conflitto per un cessate il fuoco immediato e permanente, l’apertura di tutti i valichi di terra per l’ingresso degli aiuti umanitari, il rilascio di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente da Hamas.