Era solo questione di tempo. La lotta all’immigrazione, storico cavallo di battaglia della destra, torna in auge per gli amanti del giro di vite contro chi salva le vite in mare. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto legge per la gestione dei flussi migratori. Al suo interno si stabilisce che le navi ong potranno raggiungere l'Italia solo se "il porto di sbarco assegnato è raggiunto senza ritardo per il completamento dell'intervento di soccorso".

In pratica le navi ong non potranno accumulare più salvataggi in mare prima di raggiungere il porto assegnato. In caso di violazione, salve le sanzioni penali, si applica una sanzione amministrativa al comandante della nave da 10mila a 50mila euro. La responsabilità solidale si estende all'armatore e al proprietario della nave. In caso di reiterazione della violazione si applica la confisca della nave. 

Il pugno duro del governo

Le disposizioni mirano, dicono dal governo, a contemperare l'esigenza di assicurare l'incolumità delle persone recuperate in mare, nel rispetto delle norme di diritto internazionale e nazionale in materia, con quella di tutelare l'ordine e la sicurezza pubblica, in conformità alle previsioni della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare di Montego Bay, del 1982.

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Si compie una scelta a favore di un sistema sanzionatorio di natura amministrativa, in sostituzione del vigente sistema di natura penale; in tale quadro si prevedono, oltre alla sanzione pecuniaria, il fermo amministrativo della nave (contro il quale è ammesso ricorso al prefetto) e, in caso di reiterazione della condotta vietata, la confisca della stessa, preceduta dal sequestro cautelare. Analoghe sanzioni si prevedono qualora il comandante e l'armatore della nave non forniscano le informazioni richieste dall'autorità nazionale per la ricerca e il soccorso in mare o non si uniformino alle indicazioni impartite da quest'ultima.

Emergency: prima la vita poi la legge

Diverse le prese di posizione delle ong. Emergency fa sapere che rispetterà il codice di condotta previsto per le ong solo se questo non entrerà i contrasto con le leggi internazionali che impongono e regolano il soccorso in mare. "Il decreto Sicurezza votato dal Consiglio dei ministri riduce drasticamente le possibilità di salvare vite in mare, limitando l'operatività delle navi umanitarie e moltiplicando i costi dei soccorsi per tutte le ong in mare".

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Il 2022 - spiega la ong fondata da Gino Strada - si chiude con delle cifre drammatiche: quasi 1.400 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale solo quest'anno. Di fronte a questi numeri terribili, le disposizioni contenute nel Decreto sono inaccettabili. Le conseguenze di questo provvedimento saranno l'aumento dei morti in mare e dei respingimenti verso la Libia ad opera della Guardia Costiera libica. Nel 2022, sono state oltre 20 mila le persone respinte in Libia", dove "scompaiono nei circuiti del traffico degli esseri umani o vengono trasferiti nei centri di detenzione, dove vivono in condizioni disumane, soggetti a maltrattamenti, abusi e torture ormai confermati da report delle Nazioni Unite, organizzazioni internazionali e testate giornalistiche di tutto il mondo.