Sbilanciamoci! e Rete pace e disarmo lanciano una carovana di iniziative in tutta Italia, dal 20 ottobre al 30 novembre, per dire no a guerre e riarmo e chiedere che la spesa pubblica sia destinata a diritti, ambiente, lavoro, istruzione e sanità.

Nelle prossime settimane entrerà nel vivo la discussione sulla legge di bilancio per il 2026 che approderà poi in Parlamento per essere approvata entro il prossimo 31 dicembre. “Gli impegni presi dal governo in sede Nato e nell’ambito dell’Unione Europea potrebbero comportare per il nostro Paese un aumento vertiginoso della spesa militare e dei fondi per armi e per la preparazione alla guerra a scapito degli stanziamenti per la sanità, l’istruzione, l’ambiente, il lavoro, la cooperazione internazionale”, scrivono in un comunicato gli organizzatori dell’iniziativa.

"A questa situazione – proseguono – vanno poi aggiunti gli accordi per il nuovo Patto di stabilità cui l’Italia dovrà sottostare: molti miliardi di euro destinati al rispetto della riduzione del rapporto deficit-pil e del debito pubblico. In Europa si sta ormai passando da uno scenario di green deal a quello di war deal. Un errore epocale che ci porterebbe a una situazione drammatica e insostenibile”.

Per Sbilanciamoci! la strada da percorrere è un’altra, come hanno già sottolineato nel corso del Forum “Altra Cernobbio” dello scorso settembre: “Occorre un ‘peace deal capace di destinare le risorse collettive a disposizione di tutti per ciò che è realmente importante per le nostre società: un lavoro stabile e sicuro, un ambiente tutelato, il diritto allo studio e a una sanità pubblica che funzioni, un’economia sostenibile e del benessere”.

Per questo dal 20 ottobre al 30 novembre promuovono, in concomitanza con la discussione della nuova legge di bilancio in Parlamento, una carovana per un’economia di pace e contro le scelte di guerra e riarmo, organizzando iniziative in tutto il Paese nei "luoghi simbolici della sofferenza sociale, delle ingiustizie, delle scelte politiche che mancano, degli stanziamenti positivi che vengono negati”.

Ci saranno iniziative in un ospedale, in una scuola, in una fabbrica, in tanti posti di lavoro, in un consultorio, in un centro anti-violenza, in una università, in un carcere, in un centro di accoglienza per migranti, in un asilo nido, in un centro anziani, in un mercato rionale, in una casa famiglia, in un centro di aggregazione giovanile, in una Rsa, in un tribunale, in un campo di raccolta dei pomodori contro il caporalato, al ministero degli Esteri per chiedere più soldi alla cooperazione e la fine del massacro in Palestina, in strada con i rider.

“Prenderanno vita – scrivono – iniziative territoriali con le organizzazioni locali che sostengono le nostre campagne, per declinare tutte le nostre analisi e proposte in una dimensione prossima alla vita, alle esigenze, ai problemi di donne e uomini. I cui diritti si difendono realmente non con armi e politiche militarizzate ma con scelte politiche ed economiche capaci di costruire una vera pace positiva”.

La carovana partirà il 20 ottobre da Campobello di Mazara (Trapani) con un’iniziativa promossa insieme alla Flai Cgil contro il caporalato, per i diritti dei migranti, un’agricoltura sostenibile, un lavoro stabile e sicuro.