Come ogni anno a fine giugno la Svimez rende note le proprie analisi sullo stato di salute delle Regioni italiane e i suggerimenti su cosa sarebbe opportuno fare per sostenere la crescita delle regioni meridionali, indispensabile per lo sviluppo dell’intero Paese. Se volessimo trovare uno slogan per sintetizzare l’analisi, assai dettagliata e corposa, potremmo dire che, seppure in una situazione di crescita debole il Pil del Sud – grazie al Pnrr – aumenta più che al Nord; le regioni settentrionali soffrono e non poco la crisi delle industrie, che fondavano la propria attività delle esportazioni.

L’Europa, il mondo e noi

Per capire ciò che accade nei nostri confini è bene alzare lo sguardo: allora si scopre che il nostro +0,7% di Pil nel 2024 è per la prima volta dal 2021 al di sotto della media europea che segna un più 1%. Se poi si guarda ai Paesi più simili a noi, si scopre che facciamo davvero male: Spagna +3,2 e Francia +1,2. Solo la Germania, e questo spiega in parte la difficoltà delle regioni del Nord, anche nel 2024 registra un Pil negativo –0,2%.

I dati italiani

Son tre anni che il Mezzogiorno cresce più del Settentrione. La curva positiva è infatti cominciata nel 2022, anno del boom delle costruzioni incentivato dal super bonus, ed è noto che gli investimenti in edilizia sono da stimolo all’economia tutta. Non è un caso, infatti, che seppure la performance sia ancora migliore il divario tra la crescita delle due macro-aree diminuisce. Nel 2024 al Sud si registra +1%, al Centro Nord +0,6%. Nel 2021 i dati raccontavano rispettivamente 6,1% e 4,5%. Chi va meglio di tutti è il Centro, che quest’anno registra un +1,2% tirato dal Lazio prima regione italiana per crescita del Pil nel 2024 (+1,8%).

Quando si dice il caso

Da dove arriva questa crescita? Certo, non si può accusare la Svimez di essere una dependance della Cgil, eppure la risposta sembra presa dai documenti economici di Corso d’Italia: investimenti pubblici legati al Pnrr, ma sempre di investimenti pubblici parliamo. Dice l’associazione: “La crescita italiana, in un contesto di forte incertezza internazionale e di crisi di ampi comparti dell’industria europea, è stata sostenuta dalla spinta propulsiva degli investimenti in opere pubbliche, trainati dal Pnrr e da una migliorata capacità realizzativa delle amministrazioni”. E lo stimolo più forte alla crescita del Sud, lo accennavamo deriva delle costruzioni (+3%).

Dove più, dove meno

Anche al di sotto del Garigliano non tutti i territori hanno avuto gli stessi risultati. Meglio hanno fatto Sicilia (+1,5%) e Campania (+1,3%), seguono poi Abruzzo (+1%), Basilicata (+0,8%) e Sardegna (+0,8%). Infine la Puglia che con un +0,6% fa segnare la performance positiva peggiore, causata dalla stagnazione del terziario e da una crescita meno vivace del valore aggiunto delle costruzioni rispetto al resto del Mezzogiorno. Chi va davvero male sono il Molise (-0,9%) e la Calabria (-0,2%).

Futuro incerto

Lo dicevamo: il motore della crescita sono gli investimenti pubblici, soprattutto quelli legati al Pnrr. Scrive la Svimez: “Il Pnrr, pur con livelli di spesa effettiva inferiori al cronoprogramma iniziale, ha contribuito alla crescita degli investimenti in opere pubbliche: nel 2024 le risorse spese dalle misure del Piano si sono attestate a circa 12 miliardi”. A questo punto sono davvero tante le domande che si potrebbero porre al Governo. Innanzitutto cosa succerà nel 2027 a Piano concluso, visto che si stima che il Pnrr abbia da solo contribuito alla crescita registrato nel 2024 con lo 0,6 punti percentuali nel Mezzogiorno e lo 0,4 punti nel Centro-Nord. Poi, visto che al momento si sono spesi solo 71 miliardi dei 194 previsti e tutto deve essere concluso ad agosto 2026, quali strumenti e azioni Palazzo Chigi intende mettere in campo per non essere costretti a restituire risorse a Bruxelles?

Valutazioni in chiaro scuro e preoccupazioni

“Nel 2024 il Pil del Mezzogiorno ha registrato una crescita superiore alla media nazionale che, come mostrano i dati della Svimez, è stato possibile grazie al contributo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a fronte di un progressivo indebolimento degli investimenti privati legati al superbonus. Il ruolo positivo del Pnrr conferma il ruolo strategico che hanno gli investimenti pubblici. Da un punto di vista della spesa, i Comuni hanno dimostrato sensibili miglioramenti nell’utilizzo delle risorse, soprattutto se si considera l’arretratezza del punto di partenza. Non vanno però dimenticati i forti ritardi in tema di grandi infrastrutture che procedono con lentezza e con intoppi continui”. A dirlo è Christian Ferrari, segretario confederale della Cgil che aggiunge: “La dinamica economica positiva, comunque, è stata determinata dalle politiche espansive post-Covid e dagli investimenti pubblici avviati dagli Esecutivi precedenti, perché non c’è una sola misura dell’attuale Governo che sostenga una politica di sviluppo per il Mezzogiorno”.

Aumenta il Pil e diminuisce il salario

Sembra un paradosso ma i dati, purtroppo, dicono questo. Se nel 2024 al Sud l’occupazione è cresciuta del 2,2% registrando un più 142.000 occupate e occupati, altrettanto non si può dire dei salari. Anzi: “Resta ampia la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni italiane rispetto al 2019: -4,3 punti percentuali. Ancora più ampia la perdita nel Mezzogiorno soprattutto negli anni dello shock inflazionistico (-6 punti rispetto al 2019)”. E se, sempre secondo le elaborazioni Svimez, nel 2024 il 21% dei lavoratori e delle lavoratrici italiani è povero, nel Mezzogiorno sono il 31,2%. Il punto è, tra gli altri, che l’aumento di occupazione si concentra nei settori a basso valore aggiunto.

Il Governo si gira dall’altra parte

A richiamare l’Esecutivo che vanta successi che o non ci sono o non dipendono da lui, ci pensa ancora Ferrari: “Si tratta di problemi strutturali che il Governo non solo finge di non vedere, ma che rischia di acuire con le politiche economiche e sociali che sta portando avanti. Infatti, dopo aver avallato il nuovo patto di stabilità, ha varato una legge di bilancio all’insegna del ritorno all’austerità che non può in alcun modo favorire una crescita solida e strutturale”. Il richiamo del segretario confederale della Cgil è netto: “Occorre mettere in campo politiche industriali in grado di guidare la transizione digitale, energetica ed ambientale, rilanciare gli investimenti pubblici oltre il Pnrr, affrontare l’emergenza salariale. E fermare un’emigrazione giovanile – che ha visto oltre mezzo milione di ragazze e ragazzi lasciare il nostro Paese - garantendo un lavoro di qualità, stabile, sicuro e ben retribuito: è questa la svolta di cui il Mezzogiorno e l’Italia hanno urgente bisogno”.