Quando si compone una legge di bilancio è bene tenere a portata di mano la calcolatrice. Ed è bene sapere che ogni numero spostato da una colonna all’altra porta con sé conseguenze. E ancora, è bene ricordare che per comporre il bilancio del Paese bisogna avere in testa una scala di priorità nelle scelte da compiere. E poi bisognerebbe avere l’onestà intellettuale di difendere le scelte che si compiono.

Il governo Meloni ha annunciato e continua a ripetere, che quest’anno si vuol dar qualcosa al ceto medio. Ottima intenzione, anche se – come ricorda l’Istat – nel nostro Paese ci sono quasi 6 milioni di poveri assoluti e altrettanti, se non di più, poveri relativi che certo non appartengono al ceto medio ma che hanno bisogno di politiche che si occupino di loro.

In ogni caso proviamo a fari i conti. La legge di bilancio 2026 è assai misera, 18,7 miliardi. Una parte consistente di questi saranno impiegati per ridurre il secondo scaglione dell’Irpef

L’Irpef è l’imposta sul reddito delle persone fisiche, quella tassa che per oltre l’80% pagano lavoratori e lavoratrici dipendenti, pensionate e pensionate. Quando fu pensata rispondeva al dettato costituzionale della progressività, oggi, viste le diverse riforme fiscali a pezzi e i diversi regimi di imposta tra categorie di contribuenti differenti, l’intero sistema fiscale non risponde più pienamente a quel criterio. Oggi funziona così fino a 28 mila euro di reddito si paga il 23%, tra 28 e 50 mila euro il 35% e oltre i 50 mila il 43%. Dal 1 gennaio 2026 il secondo scaglione passerà dal 35% al 33%.

Taglio Irpef, chi e quanto ci guadagnerà

Chi e quanto ci guadagnerà? Ecco che torna utile la calcolatrice: i contribuenti che guadagnano fino a 28mila euro – operai e impiegati della pubblica amministrazione come gli insegnanti di scuola dell’infanzia ad esempio – non avranno nessun vantaggio fiscale. Mentre chi ogni anno riceve tra i 28mila e i 30mila euro lordi porterà a casa 40 euro all’anno che corrispondono a 3,3 al mese. Salendo un po’ e arrivando a 40mila euro all’anno il vantaggio fiscale sarà di 240 euro annui che diviso dodici mesi fa 20. Infine, quanti guadagnano 50mila euro beneficeranno di 440 euro in più all’anno corrispondenti a 36,7 euro al mese.

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Ora, si può discutere a lungo sulla definizione di ceto medio, quel che è inconfutabile è che chi sta davvero peggio non riceverà un euro e gli altri davvero poco. Per di più nulla ritornerà nelle tasche di italiane e italiani sotto forma di welfare: niente per scuola e università, niente per sanità e servizi alla persona, in compenso aumenta l’età di pensionamento.

Un’altra manovra è possibile, basta ad esempio destinare molte meno risorse alle armi e alla difesa, chiedere ai super ricchi –  quelli che possiedono patrimoni sopra i 2 milioni – di fare un “contributo di solidarietà” versando 1,3% del proprio patrimonio consegnando così allo Stato 26 miliardi, poco più di quanto dipendenti e pensionati si son visti “sottrarre” dal perverso meccanismo del drenaggio fiscale.

Insomma è appunto questione di scelte e priorità e il Governo ha scelto. Per chiedere scelte diverse che rispondano ai bisogni di chi lavora e di chi è in pensione il 12 dicembre sarà sciopero generale indetto dalla Cgil.