Settimana importante, quella che si è appena chiusa e quella che si apre. Negli scorsi giorni il Consiglio dei ministri ha varato un ulteriore scostamento di bilancio per 40 miliardi, e il Documento di economia e finanza, da oggi tocca a Camera e Senato esaminare e varare questi testi. Deficit oltre 11% debito al 160%, rientro del deficit nei parametri del 3% da spostare al 2025 puntando sulla crescita. Questi, a grandi linee i numeri attorno ai quali ruota il Def.

“Se è certamente positivo - secondo la vice segretaria generale della Cgil Gianna Fracassi - prevedere un eventuale rientro del deficit nei parametri europei non prima del 2025  puntando sulla crescita e non su manovre correttive, meno positivo è il fatto che per creare crescita ci di affida solo alle risorse di Next Generation Eu e non avendo ancora presentato il Pnrr c’è una sorta di discrasia tra quello che dovrebbe essere il Piano nazionale di riforme che accompagna sempre i documenti di economia e finanza, e il fatto che il Pnrr non è noto”. Non solo, tutta la crescita rimane affidata esclusivamente a risorse europee.

Certo il Def risente ancora della pandemia. In quel testo infatti è esplicitata, da un lato la necessità di posporre il raggiungimento della copertura vaccinale dell’80%della popolazione a fine ottobre, e dall’altro l’incertezza derivante dalla recrudescenza di vecchie e nuove varianti. Proprio per questo il quadro offerto è assai prudenziale, giustamente prudenziale. Positive, per questa ragione, tutte le politiche economiche che puntano su investimenti e espansione.

“Proprio per l’incertezza del quadro – sottolinea la dirigente sindacale – è importante rilevare alcuni elementi che nel testo non compaiono, almeno non come sarebbe stato opportuno. Innanzitutto la riforma fiscale. E poi il rafforzamento della spesa corrente”. E già perché, bene se come ci si augura nel Pnrr saranno previsti cospicui investimenti per le infrastrutture sociali, ma perché esse possano funzionare vanno accantonate ogni anno poste adeguate di bilancio. Se si costruiscono gli asini nido che servono – ad esempio - se non si destinano nel bilancio dello Stato risorse adeguate per pagare ogni anno insegnanti ed educatori, quegli asili nido rimarranno chiusi. “Insomma, aggiunge Fracassi, non si scommette a sufficienza sulle infrastrutture sociali che sono una parte consistente di Next Generation Eu”.

E poi il lavoro, troppo poco si parla di occupazione e lo si fa quasi esclusivamente in termini di protezione e molto poco in termini di creazione di lavoro e di lavoro di qualità. Questo, ovviamente, dal punto di vista del sindacato è una mancanza grave. Tanto più che per quanto riguarda la destinazione dei 40 miliardi dell’ultimo scostamento di bilancio troppo si parla di imprese e troppo poco di lavoratori e lavoratrici, come se i provvedimenti passati fossero sufficienti. Ma così non è, tanto è vero che proprio nel Def si afferma che per vedere una diminuzione della disoccupazione si dovrà aspettare il 2024. Sostenere l’economia e l’impresa va bene ma occorre pensare, appunto anche al lavoro e alla creazione di lavoro, serve un vero e proprio piano per il lavoro pubblico anche collegate a quelle che saranno le scelte del Pnrr, ma nei documenti non ve ne è traccia.

Martedì il presidente del Consiglio Draghi incontrerà i segretari generali di Cgil Cisl e Uil. Secondo Gianna Fracassi “come destinare quei 40 miliardi dovrà essere uno dei temi dell’incontro, è evidente che la descrizione contenuta nel decreto scostamento ci lascia perplessi. Così come se è vero che quelle risorse dovranno anche servire per creare un fondo complementare al Pnrr vorremo capirne le finalità e obiettivi. Tra gli obiettivi, per noi, dovranno esserci gli strumenti per creare lavoro”.

Il 30 aprile si avvicina ma rispetto al Pnrr ancora nessuna novità. “Dall’incontro di domani - conclude il suo ragionamento la vice segretaria della Confederazione di Corso d’Italia - ci aspettiamo quello che aspettiamo da diversi mesi, il pieno coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Ovviamente chiederemo lumi sul tema della governance che riguarda la gestione del Piano nazionale. E poi come si intende sostenere quelle misure che avranno un impatto sociale rilevante, che necessitano di stanziamenti ordinari".

Infine, "c’è una questione che riguarda Next Generation Eu ma non solo, è sicuramente un’occasione straordinaria ma deve accompagnarsi a progetti nazionali. Serve un vero e proprio progetto Paese che parta da Next Generation Eu, magari chiedendo di prolungarlo, ma che si protenda per almeno un decennio anche con progetti e risorse nazionali. Solo così riuscire a vincere la scommessa della riduzione dei divari e delle diseguaglianze e a cogliere l’opportunità che l’innovazione digitale e quella ambientale ci offrono”.