Risultati attesi, ma anche molto sorprendenti quelli contenuti dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Futura che per conto della Cgil indaga ogni mese sulla condizione sociale ed economica degli italiani. Il campione del sondaggio è costituito dalla popolazione di età superiore ai 18 anni con accesso a internet. Sulla situazione dei lavoratori e dei disoccupati e in generale sulle condizioni delle famiglie sono state realizzate 2003 interviste tra il 16 e il 22 febbraio 2021. Il focus di questo mese si è concentrato sulle aspettative sull’utilizzo delle risorse europee del Recovery Fund.

Dove andranno investiti tutti questi soldi (circa 200 miliardi di euro)? Quali sono i settori prioritari? Le maggiori preoccupazioni degli italiani sono la sanità, la riduzione delle tasse per le famiglie e la lotta alla disoccupazione. Tra chi pensa che bisognerà spendere i soldi del Recovery Fund soprattutto per la sanità il 36% è costituito da donne over 55. La sanità (intesa in senso allargato come innovazione, ricerca, digitalizzazione dell’assistenza, assistenza di prossimità e telemedicina, costruzione di nuove strutture ospedaliere, etc.) è il settore che riceve le più diffuse preferenze.

Seguono per importanza, tra i settori indicati come prioritari, la riduzione della pressione fiscale e la lotta alla disoccupazione. Si tratta di due indicazioni che non legano direttamente con i piani del Recovery (l’Europa non ci può dare risorse per tagliare le tasse o creare lavoro), ma sono molto indicative dei problemi più urgenti secondo il sentire comune della popolazione. E non c’è neppure da meravigliarsi sul fatto che i cittadini indichino proprio questi settori che rappresentano evidentemente le principali criticità socio-economiche da affrontare.

Il 41 % di chi non ha lavoro è più preoccupato di ammalarsi di Covid, ma la percentuale di chi ha paura su tutta la popolazione arriva al 70%. Anche chi lavora non si sente infatti sicuro: il 15% teme di essere contagiato. Il 51 % di chi pensa che la riduzione delle tasse sia prioritaria dichiara di versare in modesta o grave difficoltà finanziaria. Il 41 % di chi teme la disoccupazione come il problema principale risiede nelle regioni meridionali o nelle isole.

La salute prima di tutto. Con un virus ancora virulento le persone che hanno risposto al sondaggio si aspettano un investimento sul sistema sanitario pubblico, sulla ricerca scientifica e l’innovazione, ma anche sull’assistenza diretta nei quartieri e sullo sviluppo della telemedicina. Le altre risposte si concentrano sulla necessità di continuare ad assicurare un sostegno ai lavoratori e alle imprese in difficoltà, mentre non sembrano interessare troppo i destini della banda ultralarga.

Interessante analizzare il profilo di chi indica la sanità come tema centrale. Si tratta in prevalenza di donne con una età superiore ai 55 anni e di persone disoccupate che si sentono più esposte alla pandemia. Il 70 per cento degli intervistati teme infatti di ammalarsi di Covid e non si sente al sicuro. Questa paura è condivisa anche nelle fasce d’età più basse. Il 21 per cento degli intervistati tra i 45 e i 54 anni indica la sanità come il problema dei problemi. Interessante anche il profilo di chi indica l’urgenza assoluta di investire risorse per creare lavoro: il 41 per cento si concentra nel sud e nelle isole. Lo spettro della disoccupazione fa paura agli operai, ma anche alle casalinghe, agli insegnanti e agli studenti, soprattutto a quelli meridionali. 

Se la sanità, la lotta alla disoccupazione e le aspettative su una riforma fiscale che riduca la pressione delle tasse sui redditi sono ai primi tre posti nella scaletta delle preoccupazioni degli italiani, è interessante anche analizzare gli altri fattori. Al quarto posto le risposte del campione intervistato a febbraio si concentrano sul “sostegno alle imprese e ai settori economici in difficoltà”, sulla necessità di investire in “istruzione e ricerca” e sulla centralità degli “ammortizzatori sociali” e di altre misure a sostegno economico dei lavoratori. Molto interessante anche il fatto che al sesto posto nella graduatoria delle risposte compaia la voce “transizione ecosostenibile”. Il tema di una riconversione green che guardi ad un nuovo modello di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile non è dunque solo appannaggio degli esperti e degli economisti illuminati. La salute dell’ambiente e del sistema produttivo è una delle grandi aspettative degli italiani e sarà sicuramente uno dei cardini della realizzazione dei progetti Next Generation Ue.

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