PHOTO
“Un licenziamento ritorsivo”. Così Fiom Cgil e Fim Cisl definiscono quanto accaduto alla DMG Mori di Brembate, dove un delegato sindacale è stato convocato nel pomeriggio di mercoledì 22 ottobre, invitato a lasciare immediatamente i locali aziendali e raggiunto da una lettera che annuncia il licenziamento per soppressione della mansione.
“Il lavoratore – si legge nel comunicato sindacale – è inquadrato al livello A1 (il più alto della classificazione), è una figura di alta professionalità, con una specializzazione proprio sulle normative doganali e daziarie: una competenza chiave in un momento in cui, secondo il nuovo piano industriale presentato dall’azienda, lo stabilimento di Brembate dovrebbe rafforzare il proprio ruolo nell’export internazionale”.
Per questo secondo le due sigle metalmeccaniche l’argomentazione dell’azienda appare “del tutto incongruente”. In uno stabilimento, secondo la ricostruzione dei sindacati, che ha 176 addetti, dove non sono previsti altri licenziamenti individuali e dove il piano industriale appena presentato potrebbe portare a un rafforzamento dell’organico e a possibile nuova occupazione, grazie a nuove attività di montaggio e a un maggior orientamento verso l’estero.
Fim e Fiom: “Licenziamento frutto di una ritorsione nei confronti di un delegato sindacale attivo”
Per le organizzazioni, il senso di questo provvedimento è chiaro: “si tratta di una ritorsione nei confronti di un delegato sindacale attivo, in un’azienda dove già nelle scorse settimane si erano registrate tensioni per il mancato rinnovo del contratto nazionale. Proprio alla DMG erano state esposte le bandiere di Fiom Cgil e Fim Cisl, rimosse due volte dalla direzione e rimesse ogni volta dai lavoratori”.
Così, nella mattina di ieri, 27 ottobre, dopo un’assemblea a cui ha partecipato la quasi totalità di lavoratrici e lavoratori, è stato proclamato uno sciopero immediato, accompagnato da un corteo interno che ha attraversato uffici e reparti per manifestare solidarietà al delegato licenziato e contestare apertamente la decisione aziendale.
“L’obiettivo è chiaro: colpire chi rappresenta i lavoratori e spezzare la solidarietà tra colleghi”
“Quello che è accaduto è una grave provocazione” – dichiarano Fabio Mangiafico della Fiom ed Elena Scippa della Fim –. In un’azienda che ha appena presentato un piano industriale che parla di investimenti e possibile nuova occupazione, si licenzia un delegato sindacale di alta professionalità, senza confronto, senza proporre alternative, con una motivazione pretestuosa. L’obiettivo è chiaro: colpire chi rappresenta i lavoratori e spezzare la solidarietà tra colleghi”.
“Ma se questo era il piano, non ha funzionato. La risposta è arrivata subito, con un’assemblea affollata e uno sciopero immediato. I lavoratori hanno dimostrato che non intendono accettare decisioni unilaterali che mettono in discussione diritti e dignità”.























