PHOTO
Oggi, 17 novembre, è il giorno dell’Equal Pay Day, cioè la giornata dell’anno in cui una donna smette di guadagnare a causa del divario stipendiale con i colleghi uomini. Una piaga che ogni anno viene segnalata. La data subisce variazioni – minime – a seconda dell’andamento del gender pay gap, ma si rinnova puntuale. E ogni territorio fa i suoi conti.
I dati nelle Marche: il divario, in termini di salario, è del 29,9%
Nelle Marche, le lavoratrici sono 203 mila unità (44%). Più della metà di queste ha un rapporto part-time (50,4%) contro una percentuale del 18,4% tra i lavoratori uomini e poco più di una lavoratrice su tre ha un contratto a tempo pieno e indeterminato (34,2% contro 65,3% tra gli uomini). Dall’anno precedente, la crescita dei lavoratori è stata maggiore negli uomini (+1,5%) rispetto alle donne (+0,7%). Nella regione i divari di genere sono ancora significativi in termini di salario (29,9%), riflesso di alcune peculiarità interne al mercato del lavoro del territorio, e sono legati a fenomeni di segregazione verticale e orizzontale che lo permeano.
Fontana, Cgil Marche: “Disuguaglianze inaccettabili”
“Le dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro regionale – dichiara Eleonora Fontana, segretaria della Cgil regionale – restano invariate, evidenziando disuguaglianze inaccettabili in termini di qualità e stabilità del lavoro, delle retribuzioni e di opportunità di crescita professionali, soprattutto per le donne”. Nelle Marche le lavoratrici dipendenti del settore privato percepiscono mediamente 7.207 euro lordi annui in meno (-29,9%) rispetto ai colleghi uomini. In termini contrattuali, il maggiore utilizzo del part-time da parte delle donne giustifica solo in parte questo divario, in quanto le lavoratrici con contratto a tempo pieno e indeterminato guadagnano mediamente 4.125 euro lordi annui in meno (-13,5%) rispetto agli uomini con la stessa tipologia contrattuale.
Il divario si riflette negli assegni pensionistici
“Un valore che non solo influisce sull’indipendenza sul lavoro ma che si riflette anche sugli assegni pensionistici condizionando l’autonomia e il benessere delle donne”, prosegue Fontana, che conclude: “In Commissione Regionale Lavoro abbiamo evidenziato da sempre la necessità di curvare gli interventi del Programma per il Lavoro al fine di curvare questi divari. Solo accedendo a un lavoro stabile, di qualità e ben retribuito, questi divari possono essere colmati”.
























