“I requisiti per l’accesso all’assegno di inclusione, previsti dal decreto lavoro, determineranno l’esclusione di molte persone disabili. La povertà o la disabilità non sono una colpa, l’indifferenza sì, chiediamo che questi criteri vengano subito rivisti”. Lo afferma, in una nota, Nina Daita, responsabile nazionale politiche per le disabilità della Cgil.

“Un decreto che differenziando tra disabili e disabili gravi crea una disparità di trattamento che potrebbe presentare elementi di illegittimità. Inoltre - sottolinea - l’allargamento al terzo settore degli obiettivi occupazionali delle persone con disabilità non ci trova pregiudizialmente contrari, ma il fine ultimo deve rimanere sempre quello del rafforzamento di un sistema pubblico che garantisca uguaglianza, pari opportunità e inclusione lavorativa. Ricordiamo che le persone disabili iscritte al collocamento pubblico sono sempre più di 900mila, un dato che deve far riflettere per evitare implosioni”.

“Tocchiamo ogni giorno con mano la sfiducia e l’angoscia delle famiglie, una sfiducia - aggiunge la responsabile nazionale politiche per le disabilità Cgil - che viene alimentata anche da alcuni fatti, come il rifiuto delle iscrizioni scolastiche di ragazzi con gravi disabilità in quindici licei romani, l’eliminazione di reddito per chi è povero, non lavora ed è anche invalido, domani chissà quale altra pena”.

“È urgente modificare il decreto, così come è urgente un tavolo con le parti sociali per rilanciare politiche serie di azioni concrete a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie, su scuola, lavoro, sanità e servizi di cura e accompagnamento, perché - conclude Daita - la fatica quotidiana è veramente immane e in piena solitudine”.