Dopo due anni di assenza, causata dalla pandemia, oggi (2 luglio) la parata tornerà finalmente protagonista del Milano Pride. Un corteo, che oramai dai alcuni anni siamo abituati a vedere molto partecipato, attraverserà la città dalla Stazione Centrale all’Arco della Pace, rivendicando i diritti delle persone Lgbtqia+ e la lotta contro ogni forma di discriminazione. 

Un’edizione, quella di quest’anno, che non può non rivolgere un pensiero alla drammatica situazione in Ucraina e a tutte le guerre presenti nel mondo. Come scritto nel documento politico del Milano Pride, intitolato “Diritti senza conflitti”, “la guerra cancella qualsiasi possibilità di garantire lo stato di diritto e grava ancora una volta maggiormente sulle persone più deboli e meno garantite”.

Sono passati molti anni da quando l’allora Gay Pride anche a Milano vedeva la partecipazione di poche decine di militanti del movimento omosessuale che “osavano” sfidare la piazza per rivendicare i propri diritti. Ancora più anni, esattamente 50, sono trascorsi da quando il neonato movimento di liberazione omosessuale organizzò una manifestazione di protesta a Sanremo in occasione di un convegno dal titolo “Comportamenti devianti della sessualità umana” che poneva attenzione al tema della omosessualità declinata secondo coordinate patologizzanti e terapeutiche.

Non vi è dubbio che la nostra società ha profondamente mutato quell’atteggiamento oscurantista e discriminatorio e la sempre più ampia e diffusa partecipazione alle iniziative del Pride lo dimostrano ampiamente. Una società che, come spesso capita, ha dimostrato che sul tema dei diritti civili è più avanti della politica. Che vergogna, da questo punto di vista, gli applausi e i festeggiamenti in Senato di alcune forze politiche dopo la bocciatura del Ddl Zan. Che vergogna il continuo mancato riconoscimento del patrocinio di Regione Lombardia al Pride. 

La strada da fare è ancora molto lunga, anche nella “ricca” Milano”. Nei luoghi di lavoro e nelle scuole assistiamo ancora a forme di discriminazione e di pregiudizio e in moltissimi casi l’impossibilità delle persone di esprimere liberamente la propria identità di genere. Assistiamo ad aggressioni omofobe, fisiche e verbali, e a forme di vessazioni e mobbing nei contesti lavorativi, molte volte perpetrate dai colleghi.  Siamo molto preoccupati del clima di odio e di intolleranza che si respira nel nostro Paese nei confronti di ogni forma di diversità.

La Camera del lavoro di Milano, da sempre in prima fila nelle battaglie contro le discriminazioni, per i diritti civili, l’uguaglianza e la libertà delle persone, aderisce e partecipa al Milano Pride 2022.  Lo fa con la costanza e l’impegno di un lavoro quotidiano: nelle vertenze contro le aziende che discriminano le persone per il loro orientamento sessuale; nelle pratiche contrattuali, come quelle che, ancor prima dell’approvazione della legge sulle unioni civili, hanno consentito di estendere in alcune aziende diritti alle famiglie composte da persone dello stesso sesso; nei progetti, come quelli volti a favorire l’inserimento lavorativo delle persone trans gender, discriminate sia nei colloqui di lavoro che poi nei luoghi di lavoro. 

La Cgil è e sarà sempre parte attiva alle iniziative e ai percorsi, sia a livello territoriale che nazionale, che contrastino ogni forma di discriminazione e consentano di agevolare il percorso di rivendicazione dei diritti civili nel nostro Paese. 

Ivan Lembo e Massimo Mariotti, Camera del lavoro di Milano