Cosa lega le stragi di mafia del ’93 al naufragio di pochi giorni fa in Grecia? Qual è il filo rosso che tiene insieme eventi tragici come le bombe di quell’estate con la tragedia accaduta a Lampedusa nell’ottobre del 2013? Da queste considerazioni prende le mosse la nuova edizione di Trame - Festival di libri sulle mafie, che si terrà come di consueto a Lamezia Terme, dal 21 al 25 giugno (il programma), con un’anteprima oggi (20 giugno) in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

"Mediterraneo. Crocevia di mafie, migrazioni, sogni” è il titolo scelto quest’anno, a testimonianza di come le mafie autrici delle stragi del ’93 sono le stesse che nel 2023, al livello internazionale, gestiscono le molteplici attività illegali nel bacino del Mediterraneo, e tra queste anche le tratte migratorie. Hanno cambiato faccia e pelle per nascondersi meglio, ma restano sempre loro. “Nei secoli il Mediterraneo ha unito – spiega Nuccio Iovene, presidente della Fondazione Trame – ma poi è come se il mondo si fosse fatto sempre più piccolo, e il Mare Nostrum è diventato non più luogo di incontro, ma cimitero di corpi e crocevia di affari criminali”. La ‘ndrangheta si è diffusa in oltre cinquanta paesi del mondo, e la maggior parte di questi affaccia sul mar Mediterraneo. Nel 2022 il festival era dedicato ai trent’anni dalle stragi e quest’anno, in un ideale proseguimento, si è scelto di concentrarsi su quella coda lunga che negli anni successivi portò al culmine di una strategia che da lì a poco avrebbe generato una forte risposta da parte dello stato e della società civile.

Ma questa è anche l’edizione che arriva pochi mesi dopo la cattura di Matteo Messina Denaro. Alcuni incontri saranno, infatti, dedicati all’approfondimento della strategia stragista mafiosa, esportata trent’anni fa dalla Sicilia al resto dell’Italia (Milano, Firenze e Roma) con l'obiettivo di colpire il patrimonio artistico italiano, e alle storie locali di chi contrasta la ‘ndrangheta, anche grazie al ruolo attivo della Fondazione Trame. Catturato un boss, la lotta dell’antimafia sociale e delle istituzioni non è finita, anche se oggi “sembra perdere di attenzione – osserva Iovene-.  Siamo entrati in un’altra fase, nella quale la strategia stragista, l’uso delle armi e dei morti ammazzati per strada è meno presente, fa apparire la mafia meno visibile e meno pericolosa. E invece c’è ancora e continua a fare affari”. La mafia ha messo momentaneamente da parte le armi e speriamo a lungo, come lo stesso Iovene si augura, ma questo non vuol dire che sia meno pervasiva: “ha cambiato strategia, e noi dobbiamo adeguare la nostra reazione, il lavoro culturale che portiamo avanti per farla conoscere e per contrastarla”. E proprio a questo obiettivo sembra rispondere il programma, che si fa ogni anno più ricco. “Stiamo cercando di mettere in campo linguaggi sempre nuovi – spiega Iovene - senza abbandonare quelli che abbiamo sempre coltivato, come il confronto con i testimoni, i giornalisti in prima fila, le associazioni”.

È questo lo spirito che ha portato alla nascita del filone “Mediterraneo noir”, in cui l’inchiesta giornalistica parla con la letteratura, fino ad arrivare al punto di diventare un tutt’uno, come nel caso di “Occhi di lupo, cuore di cane. La vita invisibile di un agente della Dia”, il libro di Diana Ligorio che verrà presentato venerdì 23 giugno a Palazzo Nicotera. Accanto agli incontri con gli autori e alle presentazioni dei libri, una serie di eventi collaterali, come la proiezione del documentario di Walter Veltroni su Pio La Torre “Ora tocca a noi”, nella sezione Trame Visioni. E ancora, lo spettacolo “Simu e pùarcu” di Angelo Colosimo, per Trame in scena. E poi mostre e diversi dibattiti, per riflettere sul tema sempre centrale della destinazione culturale dei beni confiscati; per seguire le rotte delle mafie nel Mediterraneo, che conducono anche a una vicenda come quella della giornalista Daphne Caruana, uccisa da un’autobomba a Malta. “La piazza dei boss” è il titolo dell’incontro che si terrà in piazzetta San Domenico giovedì 22 giugno, e che vedrà collegati i figli della giornalista scomparsa.

Infine, la novità più importante dell’edizione 2023: una rete dei festival del sud “work in progress” grazie proprio all’impegno di Trame, perché “nel Mezzogiorno esistono una miriade di realtà che lo rendono vivo- spiega Iovene – e lo fanno tra mille sacrifici e difficoltà enormi dal punto di vista finanziario, dell’interlocuzione con le istituzioni, della capacità di programmazione. Solo facendo rete possiamo trovare la forza per continuare a esistere”.

Appuntamento con i libri (e molto altro) sulle mafie, da oggi fino al 25 giugno a Lamezia Terme.