“Nobilitare un gesto umano, non eroistico. Da genitori, amici, fratelli ci chiediamo: cosa avremmo consigliato a un possibile Willy? Intervieni e muori, non intervieni e muore un altro”. Con queste parole il regista Vincenzo Alfieri spiega il cuore di 40 secondi, il film tratto dal libro di Federica Angeli che ricostruisce la notte in cui venne ucciso Willy Monteiro Duarte.

Alfieri racconta di aver voluto “fotografare” i personaggi senza giudicarli, lavorando con veri ragazzi dei quartieri coinvolti, ascoltando la loro musica, osservando i loro ambienti: “Non dovevamo parlare solo di Willy, ma di un gruppo di giovani”.

Questo non è un film sulla violenza ma sulla vita: “Attraversa una morte per raccontare l’umanità”, ci dice il regista. Il finale, infatti, è pensato come un messaggio positivo.

Sul fronte giudiziario, nel 2025 la Corte d’Assise d’Appello ha confermato l’ergastolo per Marco Bianchi, mentre Gabriele Bianchi è stato condannato a 28 anni, pena oggi nuovamente in revisione dopo il rinvio della Cassazione. Resta invece definitiva la condanna degli altri due imputati, Francesco Belleggia (23 anni) e Mario Pincarelli (21 anni).

40 secondi invita a guardare oltre la tragedia, ricordandoci che la vita di un giovane può lasciare un segno profondo anche nel silenzio, nella gentilezza, nei gesti quotidiani. Ed è lì che, ancora oggi, Willy continua a vivere.

Le foto di scena sono di Gianfilippo De Rossi