“In questa nostra falsa primavera - recita l’ormai notissimo monologo di Antonio Scurati sul 25 Aprile censurato - non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati”.

“La parola antifascista, purtroppo - dichiarava poche ore dopo “il caso Scurati” il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida - ha portato in tanti anni a morti”. In realtà, ministro, è la parola fascismo che, negli anni, ha portato tanti morti.

L’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia si compone di una banca dati e di materiali di corredo correlati agli episodi censiti ospitati all’interno del sito web. Nella banca dati sono state catalogate e analizzate tutte le stragi e le uccisioni singole di civili e partigiani uccisi al di fuori dello scontro armato commesse da reparti tedeschi e della Repubblica sociale italiana in Italia dopo l’8 settembre 1943, a partire dalle prime uccisioni nel Meridione fino alle stragi della ritirata eseguite in Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige nei giorni successivi alla Liberazione.

I risultati dell’indagine hanno permesso di censire oltre cinquemila episodi, inseriti nella banca dati, per ognuno dei quali è stata ricostruita la dinamica degli eventi, inserita nello specifico contesto territoriale e nelle diverse fasi di guerra, e accertata l’identità delle vittime e degli esecutori (quando possibile).

Un lavoro enorme che ha individuato un totale di 5.862 eccidi, nei quali hanno perso la vita 24.384 persone (53% civili, 30% partigiani). Una media di 40 uccisi e oltre, nove episodi al giorno nel corso di 20 mesi. Una violenza inaudita scatenata unicamente dai tedeschi nel 66% dei casi, dai soli fascisti nel 22% dei casi, da tedeschi e fascisti insieme nel 14% dei casi. Tra partigiani e soldati italiani sono caduti combattendo durante la Seconda guerra mondiale almeno 200mila uomini.

Le donne partigiane sono state 35mila. 4653 di loro sono state arrestate e torturate, oltre 2750 le deportate in Germania, 2812 le fucilate o impiccate, 1070 le cadute in combattimento. Durante la Resistenza le vittime civili di rappresaglie nazifasciste sono state migliaia. Migliaia gli ebrei italiani deportati.

Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 solo nella valle tra il Reno e il Setta (tra Marzabotto, Grinzana e Monzuno), i soldati tedeschi con la complicità degli italici fascisti hanno massacrato circa mille persone.

A Sant’Anna di Stazzema, la mattina del 12 agosto 1944, si consuma uno dei più atroci crimini commessi ai danni della popolazione civile nel secondo dopoguerra in Italia. La furia omicida dei nazi-fascisti si abbatte, implacabile, su tutto e su tutti, causando la morte di 560 persone tra cui anziani, donne, più di cento bambini. Anna, l’ultima nata nel paese aveva appena 20 giorni. Il bambino di Evelina, che quel mattino aveva le doglie del parto, non vedrà mai la luce. Un atto terroristico premeditato e curato in ogni dettaglio per annientare la volontà della popolazione, soggiogandola attraverso al terrore.

Migliaia e migliaia di morti, una guerra disastrosa, l’infamia delle leggi razziali, la vergogna dell’occupazione coloniale, una politica aggressiva e criminale, l’azzeramento di ogni opposizione e libertà. Questo è stato il fascismo. Quel fascismo che l’antifascismo ha combattuto. E vinto.

“Il 25 aprile del 1945 - diceva ormai qualche anno fa il presidente della Repubblica Sergio Mattarella - nasceva, dalle rovine della guerra, una nuova e diversa Italia, che troverà i suoi compimenti il 2 giugno del 1946, con la scelta della Repubblica e il primo gennaio 1948 con la nostra Costituzione. Il 25 aprile vede la luce l’Italia che ripudia la guerra e s’impegna attivamente per la pace. L’Italia che, ricollegandosi agli alti ideali del Risorgimento, riprende il suo posto nelle nazioni democratiche e libere. L’Italia che pone i suoi fondamenti nella dignità umana, nel rispetto dei diritti politici e sociali, nell’eguaglianza tra le persone, nella collaborazione fra i popoli, nel ripudio del razzismo e delle discriminazioni”.

“Qui vi sono uomini che hanno lottato per la libertà dagli anni ’20 al 25 aprile 1945 - affermava alla Camera dei deputati il 23 aprile 1970, il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini - Nel solco tracciato con il sacrificio della loro vita da Giacomo Matteotti, da don Minzoni, da Giovanni Amendola, dai fratelli Rosselli, da Piero Gobetti e da Antonio Gramsci, sorge e si sviluppa la Resistenza. Il fuoco che divamperà nella fiammata del 25 aprile 1945 era stato per lunghi anni alimentato sotto la cenere nelle carceri, nelle isole di deportazione, in esilio.

Alla nostra mente e con un fremito di commozione e di orgoglio si presentano i nomi di patrioti già membri di questo ramo del Parlamento uccisi sotto il fascismo: Giuseppe Di Vagno, Giacomo Matteotti, Pilati, Giovanni Amendola; morti in carcere Francesco Lo Sardo e Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di prigionia; spentisi in esilio Filippo Turati, Claudio Treves, Eugenio Chiesa, Giuseppe Donati, Picelli caduto in terra di Spagna, Bruno Buozzi crudelmente ucciso alla Storta.

I loro nomi sono scritti sulle pietre miliari di questo lungo e tormentato cammino, pietre miliari che sorgeranno più numerose durante la Resistenza, recando mille e mille nomi di patrioti e di partigiani caduti nella guerra di Liberazione o stroncati dalle torture e da una morte orrenda nei campi di sterminio nazisti”.

“Questo è un testamento - diceva della nostra Costituzione Calamandrei - un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione”.

Proprio quella Costituzione che lei cita, ministro. Una Costituzione figlia della Resistenza e della Liberazione. Una Costituzione antifascista, come tutte e tutti noi che, orgogliosamente lo dichiariamo. “Io sono antifascista”, e tu? Perdonatemi, e voi?