Alain Touraine è morto all’età di 97 anni, dopo avere dedicato la sua vita allo studio del movimento dei lavoratori e dei nuovi movimenti sociali, definendo negli anni una sociologia dell’azione e del soggetto che presta particolare attenzione al rapporto tra la ricerca e l’intervento. Con le sue analisi e la capacità di favorire la creazione di reti scientifiche di livello globale, ha contribuito in maniera fondamentale alla storia della sociologia mondiale.

Alain Touraine ha partecipato ai lavori della comunità scientifica che nella metà del secolo scorso ha fondato la sociologia del lavoro francese, con la guida di Georges Friedmann, uno dei sociologi più influenti del dopoguerra. Nel 1958 ha creato il Laboratoire de Sociologie Industrielle e nel 1981 ha fondato e poi diretto il Centre d'analyse et d'intervention sociologiques (Cadis) presso l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales (Ehess) di Parigi. Ha insegnato in Francia, Stati Uniti, Canada e America Latina.

Leggi anche

Lavoro

Landini e Touraine a confronto

In diretta l'iniziativa alla Sapienza di Roma. Il segretario generale della Cgil dialoga con il sociologo francese sul tema "Ricerca e intervento per la trasformazione del lavoro"
Landini e Touraine a confronto
Landini e Touraine a confronto

Le sue analisi hanno contribuito in maniera fondamentale alla comprensione dell’epoca moderna e dei processi di trasformazione della società, considerando il ruolo fondamentale dei movimenti sociali e dei processi di soggettivazione con i quali l’individuo cerca di affermare se stesso e i diritti universali.

I temi del lavoro e, in particolare, il movimento dei lavoratori, sono stati oggetto costante di analisi e Alain Touraine ha trattato queste tematiche attraverso numerose opere, tradotte in tutto il mondo, come La società post-industriale (1969), Il movimento operaio (1984, con Michel Wievorka e François Dubet), Critica della modernità (1992) e il più recente In difesa della modernità (2018).

Touraine ha posto al centro dell'analisi prima il movimento operaio come soggetto storico, poi i movimenti sociali e, infine, la persona stessa, senza mai perdere del tutto il riferimento al lavoro come azione creatrice piena di senso per l'individuo e per la modernità, nel suo rapporto con i processi di razionalizzazione e di soggettivazione.

In una prima fase dei suoi studi, Alain Touraine ha analizzato il movimento operaio come difesa dell'autonomia del lavoratore contro l'organizzazione razionale del lavoro. Nella “società industriale” la logica della produzione definiva lo spazio del conflitto e il controllo della produzione appariva come lo strumento principale per l’auto-determinazione degli individui. 

Ha poi definito la “società post-industriale”, o “programmata”, quella in cui la produzione di beni culturali acquisisce il posto centrale prima occupato dalla produzione di beni materiali. Nell’epoca post-industriale la natura culturale dei conflitti appare sempre più evidente e accanto al movimento operaio si affermano nuovi movimenti sociali, come quello femminista. 

Il lavoro, a partire dalla fase storica che matura sul finire del secolo scorso, è un elemento importante di soggettivazione ma non è più quello centrale, dentro una modernità che non dipende più solamente dalle logiche della produzione ma anche da quelle dei consumi e della comunicazione.

Eppure, la finanziarizzazione crescente dell’economia rimane uno dei processi desoggettivanti più influenti e, nel passaggio al nuovo millennio, Touraine coglie una delle sfide principali della globalizzazione nella separazione dell'economia dalle istituzioni politiche e sociali. Al tempo stesso, il lavoro è considerato un aspetto fondamentale per il vissuto individuale, come azione soggettivante o desoggettivante.

Nell’epoca contemporanea, “ipermoderna”, per Touraine “la ricomposizione del mondo” può avvenire solamente attraverso dei conflitti che investono la democrazia nella sua complessità, partendo dalla persona che vuole riconoscere ed estendere i diritti universali per affermare sé stesso in difesa e contro qualsiasi apparato di dominio. 

Accanto alle analisi e all’elaborazione teorica, Alain Touraine ha sviluppato una metodologia di “intervento sociologico” che vede gli attori non come elementi passivi delle ricerche ma come protagonisti del percorso di elaborazione delle conoscenze e di auto-analisi. Attraverso questa metodologia, la ricerca serve agli attori per acquisire una maggiore consapevolezza delle proprie azioni e contribuire alla costruzione dei processi di soggettivazione e dei movimenti collettivi.

Gli insegnamenti di Alain Touraine hanno segnato la storia della sociologia e continueranno certamente a stimolare riflessioni e percorsi di ricerca e intervento nel movimento dei lavoratori e, in generale, nei movimenti sociali.

Tra le varie iniziative nel contesto italiano, ricordiamo quella del 2021 sul tema "Ricerca e intervento per la trasformazione del lavoro", organizzata dalla Fondazione Di Vittorio in collaborazione con Collettiva, con un dialogo tra Alain Touraine e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini.

Daniele Di Nunzio, Responsabile Area Ricerca, Fondazione Giuseppe Di Vittorio.
Per un’analisi sintetica delle riflessioni di Alain Touraine sul tema del lavoro e del movimento dei lavoratori, cfr. Di Nunzio D., “Lavoro e soggetto”, in Farro A. (a cura di), Sociologia in movimento. Teoria e ricerca sociale di Alain Touraine, Guerini e Associati, Milano, 2012, pp. 35-53.